Le Scalinate dell'Arte
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PREMESSA

Il nostro obiettivo è quello di condurre il visitatore alla scoperta delle diverse espressioni dell’arte contemporanea Messinese. Infatti, questo portale web permette al visitatore di accedere ad informazioni, immagini video ed audio, riguardanti l’offerta turistico-culturale sull’arte contemporanea della città. Inoltre, esso ambisce a divenire un incubatore d'arte contemporanea, per mezzo del quale sarà possibile associare ad ogni luogo, identificato da un grande valore nel campo storico, artistico e culturale, una particolare enfasi, rendendolo unico e carico di pathos. Cosa aspetti? Buona navigazione alla scoperta dell' arte contemporanea Messinese!


CONTENUTI IN EVIDENZA

Il cinema Apollo (originariamente Ariston) occupa il I comparto dell’isolato 295 del Piano Regolatore dell’ingegnere Luigi Borzì. Questo comparto rimase a lungo inedificato fino agli anni cinquanta quando, nel 1954, fu realizzato il cinema ad opera dell’architetto Filippo Rovigo. Anche questa architettura risente del linguaggio utilizzato da Rovigo nelle sue opere e manifesta uno stretto legame con l’architettura razionalista che dopo il periodo fascista poteva manifestarsi nelle sue forme pure e scevre da qualunque citazione nazionalista.

Realizzato nel 1938 dallo scultore Ovidio Sutera (1914 – 1980), il monumento funebre ricorda l’uccisione di Francesco Salvini, tenente e geometra del Genio Civile, trucidato nel sonno nei cantieri della società Gondrand, in Africa Orientale. Carico di un estenuato verismo sociale, caro al regime fascista, l’impegnativo rilievo è stato realizzato avendo come modello un pugile, allo scopo di dare “una solida impostazione alle figure” e aumentarne la muscolare monumentalità.

La vasca faceva parte della Fontana dei Quattro Cavallucci, un tempo poste su altrettante aiuole innanzi alle absidi del duomo. Le quattro fontane erano situtate su un alto basamento, ornato da volute ai lati, e da un mascherone al centro che che versava l'acqua in una coppa sottostante. Da ogni vasca emergeva un puttino posto sul dorso di un cavallino versante acqua dalla bocca. Non concordemente le fonti assegnano al catanese Giuseppe Battista Marino la paternità dell'opera (1742), probabilmente su un disengo (1729) del sacerdonte Gaetano Ungaro.

L’opera appartiene al gruppo di carte presentate alla mostra organizzata al monte di Pieta di Messina nell’aprile 2011. Sul grande quadrato di carta l’artista ha registrato, in presa diretta, le tracce del suo copro in movimento. La superficie dell’opera è così diventata, a sua volta, una sorta di epidermide rugosa e frastagliata dalla grande forza espressiva.  

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