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PREMESSA

Il nostro obiettivo è quello di condurre il visitatore alla scoperta delle diverse espressioni dell’arte contemporanea Messinese. Infatti, questo portale web permette al visitatore di accedere ad informazioni, immagini video ed audio, riguardanti l’offerta turistico-culturale sull’arte contemporanea della città. Inoltre, esso ambisce a divenire un incubatore d'arte contemporanea, per mezzo del quale sarà possibile associare ad ogni luogo, identificato da un grande valore nel campo storico, artistico e culturale, una particolare enfasi, rendendolo unico e carico di pathos. Cosa aspetti? Buona navigazione alla scoperta dell' arte contemporanea Messinese!


CONTENUTI IN EVIDENZA

A qualche anno da In certi quartieri, edito da Mesogea nel 2008, Mario Valentini torna a pubblicare con la casa editrice messinese il volume Come un sillabario, in cui racconta attraverso 21 nuove storie, - tante quante sono le lettere dell’alfabeto - “i vagabondaggi di vita e di pensieri di un quarantenne piuttosto preoccupato della propria distrazione che, dopo molti mestieri quasi tutti legati all’esperienza di narrare e ascoltare, fa l’insegnante a Palermo e dintorni”. 

L’attività del Teatro Sperimentale di Messina viene inaugurata nel 1936, nell’ambito del GUF locale, con la direzione di Enrico Fulchignoni. Gli succederanno dal 1939 Adolfo Cùzari e, nelle ultime due stagioni, Heros Cùzari, sino al 1942, quando cala il sipario su una delle pagine più importanti della storia della vita culturale messinese. Con una fisionomia propria rispetto ad esperienze analoghe, lo Sperimentale di Messina attinge ad un repertorio leggendario e popolare, siciliano e internazionale, mettendo in scena spettacoli che utilizzano testi di Pirandello e Capuana, ma anche di O’ Neill, Cechov, Wilder, oltre che i classici, da Euripide e Plauto a Goldoni, e molti altri, spaziando dalla danza al teatro giapponese, dalla poesia agli adattamenti da Zavattini.  

A Fulchignoni si deve il manifesto fondativo di quell’esperienza che, con l’obiettivo di riflettere criticamente sull’arte teatrale, crea attorno allo Sperimentale un vivace dibattito sulla drammaturgia e sull’istituto registico, coinvolgendo il pubblico di spettatori. «Il Teatro non è solo poesia, non solo pittura o musica, ma qualcosa di più di tutto questo che vive esclusivamente in una sintesi: quella della ribalta», scrive Fulchignoni. In questo laboratorio innovativo, aperto alla città e caratterizzato dalla vivacità di iniziative proposte, che raccoglie attorno a sé giovani e studenti, prendono forma le straordinarie intuizioni di Enrico Fulchignoni, destinato a divenire uno dei protagonisti del teatro italiano novecentesco, ma qui inizia anche la carriera artistica di figure come quelle di Mario Landi, poi divenuto popolare regista televisivo, e Adolfo Celi, regista e attore di richiamo internazionale, o di Turi Vasile e Mauro Francini.   

Le regie, stagione dopo stagione, furono curate dallo stesso Fulchignoni e da Heros Cùzari, da Mario Landi e Adolfo Celi, ma anche da Francesco Passanti, Corrado Ribaudo, Oreste Palella, Francesco Tropeano, Anna Ribaudo, Saverio Toldonato, Felice Racchiusa. Scenografi e costumisti furono Daniele Schmidt, Carmelo Bonanno, Giuseppe Bonsignore, Vincenzo Terranova, Domenico Bologna, Maria Signorelli. Tantissimi i nomi dei messinesi che si misero alla prova come attori, facendone, in alcuni casi, una vera e propria professione.

Dopo l’esperienza tragica della guerra, il secondo Teatro Sperimentale messinese prese vita per iniziativa di un gruppo di continuatori, che si riunirono nel nucleo promotore della “Corda Fratres” universitaria, fondando una compagnia della quale furono registi Felice Racchiusa, Giovanni Lazzaro, Nino Cacìa, Vittorio e Riccardo Sgroi. L’attività fu inaugurata il 2 giugno del 1948 presso il Salone della Casa dello Studente di via Cesare Battisti, con due spettacoli, e si concluse l’anno successivo alla Sala “Filarmonica Laudamo”.

Nel 1964 e nel 1968, infine, si colloca a Messina l’attività del “Cut” (Centro Universitario Teatrale), che si ispira al Teatro Sperimentale nel tentativo di proporre un progetto culturale più ampio attorno agli spettacoli messi in scena e di colmare un vuoto teatrale esistente in città, soprattutto per le giovani generazioni. I testi, di Eliot e Shakespeare per la prima stagione e di Beckett e Ionesco per la successiva, vennero realizzati con la regia di Paola Gullì Pugliatti, che li tradusse con Lucia Girlanda, la scenografia di Marco Dentici e i costumi di Fabio Trombetta e Maria Cartoceti, con un nuovo cast di attori e collaboratori alla regia come Elvira Natoli, Antonio Colajanni, Mimmo Scolarici, Gianluigi Calderone, Nicola De Domenico. All’iniziativa presero parte, tra gli altri, Lucio Barbera, Massimo Basile, Enrico Mormina, Giovanni Cantio, Renato Musmeci, Salvo Politi. Tra le iniziative più “rivoluzionarie” del Cut, l’invito a Messina dell’Open Theater Ensemble di New York (13 maggio 1968) e lo spettacolo con Laudi del XIII e del XIV secolo nei ruderi della chiesa medievale “La Badiazza” (28 giugno 1968).

In quegli anni, va ricordata l’istituzione di una Compagnia Stabile di Prosa, a partire dalla stagione 1965-1966, sostenuta, fondata e diretta dall’attore e regista Massimo Mollica, per garantire un’offerta teatrale continua alla città. Qualche anno prima, lo stesso Mollica aveva promosso la produzione del “Ridottissimo”, in una saletta del Teatro Savoia.  

Il nuovo Palazzo del Governo fu progettato da Cesare Bazzani nel sito nel quale sorgeva il precedente edificio. L’esecuzione dell’edificio fu appaltata alla Federazione delle Società Cooperative di Ravenna nel 1913 che concluse i lavori nel 1915. L’esterno dell’edificio mostra un corpo centrale nel quale è l’ingresso, le cui masse che lo compongono risultano gerarchizzare lo spazio in profondità attraverso un sistema di leggeri avanzamenti del balcone e delle altre masse murarie rispetto alla sagoma dell’edificio così da garantirne la monumentalità pur senza impiegare grandi altezze dei prospetti, il cui sviluppo doveva rispettare i limiti imposti dalla normativa antisismica. I volumi sono riunificati da una zoccolatura in lastre di marmo integrata da parti in stucco che, in corrispondenza delle due soluzioni d’angolo che sottendono ad una sagoma ottagonale lungo la via Garibaldi, evidenziano l’importanza dell’architettura con intonaci decorativi in stucco cementizio.

Il palazzo della Provincia fu progettato dall’ingegnere Alessandro Giunta, che si trovava in città nella sua veste di vice ingegnere capo dell’Ufficio Tecnico della Provincia e pertanto impegnato a sviluppare diversi progetti di importanti edifici pubblici. In questo caso si tratta di uno dei quattro edifici che configurano una delle piazze circolari presenti a Messina ed in particolare la piazza Antonello, che configura il centro direzionale della città essendovi previsti gli edifici destinati ad accogliere altre istituzioni cittadine. La struttura utilizzata dall’ingegnere Giunta per la sede della Provincia fa uso di muratura confinata con il cemento armato per assicurare la sicurezza statica dell’edificio che, conformemente all’architettura del periodo, viene “vestita” con un intonaco realizzato ad imitazione della Pietra e decorata con stucchi cementizi che la integrano con l’architettura limitrofa. La lavorazione superficiale degli intonaci così ottenuti veniva realizzata con attrezzi opportuni che ne definissero le texture volute, così da simulare l’impiego della pietra. Gli elementi decorativi venivano anch’essi realizzati con la tecnica dello stampo di gesso che permetteva di economizzare sui materiali e di velocizzare l’andamento dei lavori ottenendo risultati di grande valenza formale, come è possibile riscontare negli edifici che non sono mai stati restaurati (o nei pochissimi edifici in cui i lavori sono stati diretti secondo un’ottica filologicamente corretta).

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