Le Scalinate dell'Arte
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PREMESSA

Il nostro obiettivo è quello di condurre il visitatore alla scoperta delle diverse espressioni dell’arte contemporanea Messinese. Infatti, questo portale web permette al visitatore di accedere ad informazioni, immagini video ed audio, riguardanti l’offerta turistico-culturale sull’arte contemporanea della città. Inoltre, esso ambisce a divenire un incubatore d'arte contemporanea, per mezzo del quale sarà possibile associare ad ogni luogo, identificato da un grande valore nel campo storico, artistico e culturale, una particolare enfasi, rendendolo unico e carico di pathos. Cosa aspetti? Buona navigazione alla scoperta dell' arte contemporanea Messinese!


CONTENUTI IN EVIDENZA

Fu costruito nel 1540 da Antonio Ferramolino per volontà del Viceré Gonzaga. La fortezza è uno degli elementi nel grande progetto difensivo siciliano ideato da Carlo V dopo la sua venuta nell’Isola (1535). A pianta stellare, con mura basse e scarpate, il castello è stato progettato con una particolare angolatura delle mura atta a spezzare la forza delle artiglierie. Circondato da un fossato, il forte sorvegliava lo Stretto e difendeva la città dagli assalti provenienti dall'entroterra.

Eugenio Vanfiori, artista, giostraio, realizza quest’opera tributo a Maria Costa, poetessa del borgo marinaro di Paradiso, icona di una poesia del mare che la città di Messina sembra aver smarrito nella sua storia recente. Come Maria Costa, l’artista vive il margine terraqueo dal Baby Park, noto parco gioco della famiglia Vanfiori, in relazione profonda con la poesia dei luoghi e l’energia naturale del paesaggio dello Stretto.

Il toponimo probabilmente deriva dal francese Buse, ma di etimologica greca: Bythos, Bothos: fossato, nel significato di canale. Il francese Buse o Busette a dato luogo a Buzetta, Buzzetta e Buzeta, come indicato dall’antiche stampe con le quale viene nominato sia il torrente che discende dalla colline dello Scoppo, sia la porta che un tempo sanciva il limite nord della città. Ancora più anticamente, l’intero borgo era detto del Logoteta, dal nome della famiglia che ne era padrona fin dal 1136.

Questo fumetto rappresenta la prima esperienza come autrice completa di Michela De Domenico che, su incoraggiamento dell’editore, scrive anche i testi. Il disegno è meno spigoloso che in passato, risultando più plastico nelle forme, più sicuro e dettagliato negli sfondi, con un maggiore bilanciamento tra il bianco e le campiture di nero. Nelle inquadrature, predilige diversificare campi e controcampi, alternando primi piani a campi lunghi e medi. Rispetto all’asimmetria e all’irregolarità di altre produzioni precipuamente avveniristiche, si evince una marcata ricerca di armonia e di equilibrio nella distribuzione degli elementi della tavola.

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