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PREMESSA

Il nostro obiettivo è quello di condurre il visitatore alla scoperta delle diverse espressioni dell’arte contemporanea Messinese. Infatti, questo portale web permette al visitatore di accedere ad informazioni, immagini video ed audio, riguardanti l’offerta turistico-culturale sull’arte contemporanea della città. Inoltre, esso ambisce a divenire un incubatore d'arte contemporanea, per mezzo del quale sarà possibile associare ad ogni luogo, identificato da un grande valore nel campo storico, artistico e culturale, una particolare enfasi, rendendolo unico e carico di pathos. Cosa aspetti? Buona navigazione alla scoperta dell' arte contemporanea Messinese!


CONTENUTI IN EVIDENZA

L’opera debutta nel 1989 alla mostra personale In viaggio con Ulisse presso la galleria romana La Gravida.  Soggetto dell’olio è una delle grandi boe della rada San Francesco, storico approdo dei traghetti privati che collegano le due sponde dello Stretto di Messina.  La tela di grandi dimensioni, coerentemente con le altre dello stesso periodo, affronta il tema del mare con una pittura realista e simbolica di grande impegno tecnico, pregna di un senso meditativo e nostalgico chiaramente legato alle origini siciliane dell’artista. 

La consuetudine con Messina, ci consente di individuare nel “Paesaggio” di Giovanni Bonini un’ambientazione peloritana, sia pure indistinta se consideriamo la scarsa attenzione del pittore per il dato oggettivo e la veridicità topografica. Potrebbe trattarsi di una veduta dei laghi di Ganzirri dai monti Peloritani o, più probabilmente, una ripresa della falce del porto dalle alture che sovrastano la città. Protagonisti della scena, più del reticolo urbano, dei caseggiati e delle montagne, sono gli alberi in primo piano che si ergono irregolari fino a occupare tutto il margine superiore del dipinto. A segnare la particolare atmosfera di un pomeriggio autunnale intervengono le corpose pennellate giustapposte, studiate per conferire lievi trapassi cromatici alle ombre e dare vigore alle forti luci del cielo. La composizione è per lo più accademica per via del sapiente bilanciamento delle masse cromatiche e per il rapporto dosato fra la verticalità degli alberi e la stratificazione orizzontale della campagna, del mare, della lingua di terra, delle montagne calabresi, fino al cielo luminoso che d’improvviso si interrompe per l’irruenza delle chiome alberate. La narrazione è tuttavia intimistica e raccolta, non certo eroica e titanica; piuttosto venata da una sottile malinconia e da un impeto tutto mediterraneo che dà ragione del giudizio personale che Daniele Schmiedt riservò al pittore solitario e valoroso. L’interesse per i luoghi dello Stretto rappresenta in effetti la cifra dominante che accomuna molti artisti attivi nel primo ventennio del XX secolo a Messina, soprattutto di quelli che graviteranno nell’entourage del “Fondaco”. Il quadro di Bonini mostra ad esempio sorprendenti affinità tipologiche (oltre che topografiche) con una tela dell’amico Schmiedt dello stesso anno intitolata “Tramonto sullo Stretto”. Si potrebbe immaginare che, idealmente, le due opere siano frutto della medesima gita sui colli peloritani e della stessa seduta di pittura en plein air. Alle soglie della grande guerra e conclamata la pittura futurista, nel nostro quadro si ravvisano i tratti distintivi di un richiamo all’ordine e il rifiuto degli sperimentalismi che pure in quel periodo si affermavano nella pittura europea. Come è stato notato da Lucio Barbera, la poetica di Bonini può essere messa in relazione con l’opera di Soffici e Rosai. Si evidenziano, infatti, certe tensioni verso una sintesi di reale e spirituale, in definitiva emerge quel concetto di “materia spiritualizzata”, di “realismo sintetico” che ha pervaso tanta pittura nel primo ventennio del Novecento. Considerati i paesaggi urbani del 1956, esposti alla Mostra La vetrina dell’OSPE. Artisti a Messina negli anni ’50 tenuta al Teatro Vittorio Emanuele nel 1997 (che ricordano con immediatezza certi quartieri popolari di Messina), questo dipinto si colloca fra le opere meno recenti di Bonini presenti nel territorio messinese.Per una analisi del dipinto vedi L. Giacobbe (a cura di), Opere d’arte della Camera di Commercio di Messina. Ottocento e primo Novecento, Presentazione di Antonino Messina. Saggi di Sergio Bertolami e Gioacchino Barbera. Catalogo di Luigi Giacobbe, Messina, Magika Edizioni, 2011, pp. 108-113.

Tra le cappelle più belle del Cimitero, l’edificio fu realizzato dall’architetto Vincenzo Vinci 1919 su un lotto concesso alla ricca famiglia di armatori mercantili Pierce, nel 1916. In stile eclettico neo romanico, ricco di marmi, bassorilievi e colonne, l’interno della cappella è decorato da bellissimi stucchi, e motivi floreali, cari al movimento liberty, nonché degli affreschi, della cupola, con La Speranza, Giustizia, Fede e Carità del pittore Salvatore De Pasquale.

L’ex cinema Odeon ricade in parte dell’isolato 124 del PR di Messina ed è l’unica opera progettata dall’architetto R. Günter del quale però non si hanno notizie più precise, anche se dal suo operato è possibile desumere alcune caratteristiche del linguaggio espressivo utilizzato tipico degli anni ‘50. Il fabbricato è realizzato in cemento armato e dal lato nord si addossa ad altri comparti dell’isolato mentre le tre facciate libere sono trattate in modo differente. La facciata, posta lungo il viale S. Martino sulla quale è posto l’ingresso, evidenzia un grande volume sulla destra che emerge rispetto al volume dell’edificio e che espone un grande pannello verticale a mosaico di tesserine di ceramica colorate che compongono un disegno opera dell’artista Felice Canonico.

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