Le Scalinate dell'Arte
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PREMESSA

Il nostro obiettivo è quello di condurre il visitatore alla scoperta delle diverse espressioni dell’arte contemporanea Messinese. Infatti, questo portale web permette al visitatore di accedere ad informazioni, immagini video ed audio, riguardanti l’offerta turistico-culturale sull’arte contemporanea della città. Inoltre, esso ambisce a divenire un incubatore d'arte contemporanea, per mezzo del quale sarà possibile associare ad ogni luogo, identificato da un grande valore nel campo storico, artistico e culturale, una particolare enfasi, rendendolo unico e carico di pathos. Cosa aspetti? Buona navigazione alla scoperta dell' arte contemporanea Messinese!


CONTENUTI IN EVIDENZA

Il palazzo fu realizzato su progetto dell’architetto Gino Coppedè a partire dal 1914. La costruzione dell’edificio fu affidata alla Società Anonima Italiana “Ferrobeton” che lo concluse in breve tempo. Il fabbricato originario aveva due elevazioni fuori terra con piano cantinato e la struttura dell’edificio prevedeva l’impiego di muratura confinata con travi e pilastri di cemento armato che, come nelle altre architetture della città della ricostruzione post terremoto del 1908, veniva dissimulata sotto strati di intonaco lavorato in vario modo per simulare l’impiego della pietra.

Realizzata nel 1573 dallo scultore carrarese Andrea Calamech, la scultura commemora Giovanni D’Austria, figlio naturale di Carlo V, e vincitore della battaglia di Lepanto (1571). Il condottiero è rappresentato in giovane età, all’epoca poco più che ventenne, indossa l’armatura spagnola, nella mano destra regge il bastone del comando, mentre con il piede sinistro calpesta il capo mozzato di Alì Bassà, comandante della flotta turca. Nel basamento marmoreo si trovano quattro tavole di bronzo che ricordano la costituzione della lega contro i Turchi, la data di partenza da Messina, la data della battaglia e il ritorno in città, nonché un bassorilievo con la disposizione delle navi durante la battaglia.

Nella monografia dedicata al fotografo messinese Pippo La Cava, Geri Villaroel, curatore del volume, descrive così l’attitudine e il lavoro del fotoreporter: “La sua capacità di essere al posto giusto al momento giusto e di sapere conciliare il pezzo giornalistico con la puntualità dell’immagine, ebbe modo di esplicitarlo in parecchie occasioni assieme all’arte fotografica che dimostrò nell’arco della sua laboriosa attività”[1]. Villaroel, con il consueto stile ironico e graffiante, racconta tutta una serie d’importanti, o soltanto curiosi, avvenimenti immortalati da La Cava: le monete borboniche rinvenute a Maregrosso e poi vendute in nero a piazza Cairoli, l’uscita dal carcere del detenuto Spanò, detenuto, da innocente, per venticinque anni, i moti di Reggio, il terremoto di Gibellina etc.

 


[1] Il Vagabondo delle stelle. Cinquant’anni d’immagini di Pippo La Cava fotoreporter, a cura di Geri Villaroel, Grafo Ed.,  Messina, 2012, p. 13. 

 

Il Palazzo realizzato per l’avvocato Riccardo Costarelli e per la moglie Giuseppina Roberto, insiste nell’area dell’isolato 223 del PR di Messina. Il progetto fu presentato dalla Società Anonima Italiana “Ferrobeton” ed i lavori di costruzione iniziarono nel 1913. L’originario progetto redatto dall’architetto Gino Coppedè fu modificato e venne definitivamente approvato dalla Commissione Edilizia Comunale nel 1915. L’edificio é realizzato con una struttura in cemento armato con travi e pilastri ed impiega il sistema brevettato da Monier e rielaborato dalla ditta tedesca Wayss e Freytag.

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