
PREMESSA
Il nostro obiettivo è quello di condurre il visitatore alla scoperta delle diverse espressioni dell’arte contemporanea Messinese. Infatti, questo portale web permette al visitatore di accedere ad informazioni, immagini video ed audio, riguardanti l’offerta turistico-culturale sull’arte contemporanea della città. Inoltre, esso ambisce a divenire un incubatore d'arte contemporanea, per mezzo del quale sarà possibile associare ad ogni luogo, identificato da un grande valore nel campo storico, artistico e culturale, una particolare enfasi, rendendolo unico e carico di pathos. Cosa aspetti? Buona navigazione alla scoperta dell' arte contemporanea Messinese!
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La storia dei Cineclub nella città dello Stretto inizia nel 1935 con il “Cineguf”, la sezione cinematografica del Guf locale, acronimo dei Gruppi Universitari Fascisti diffusi e operanti in tutta Italia. Ne è responsabile Giordano Corsi, al quale si devono alcune serate retrospettive, organizzate presso la Casa dello Studente di via Cesare Battisti. Qui, nel corso di sette anni, vengono organizzate proiezioni seguite da dibattiti, e vengono prodotti anche alcuni documentari. L’attività cesserà con l’entrata in guerra dell’Italia ma, subito dopo il conflitto, sarà lo stesso Corsi, insieme a un gruppo di giovani (Enrico Bellantoni, Renato Cavallaro, Edoardo Biondi, Enzo Palumbo e altri) a dare vita nel 1947 ad un nuovo Cineclub, il “Circolo Messinese del Cinema”. Dopo una seconda fase di attività (1949-1950), cui parteciparono Remy Todaro, Paolo Mondello, Armando Vitelli, Enzo Campagna, l’iniziativa condusse ad una nuova esperienza, quella del “Circolo del cinema Lumière”. Vi fu poi un Cineclub con sede in via Cavalieri della Stella n.39, che durò sino al 1953 e, dal 1958 al 1962, venne fondato un “Circolo del cinema” che aderiva alla FICC, cui collaborarono Antonio Campagna, Mario La Rocca, Pippo Gambino, Paola Pugliatti, Giuseppe Carlozzo, Nino Cacìa ed Enrico Bellantoni, prima con l’avallo di Salvatore Pugliatti e poi con la presidenza di Angelo Falzea. Tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio del nuovo decennio, vennero poi realizzate interessanti retrospettive ed iniziative dal Centro Universitario Cinematografico, con la direzione di Citto Saija e Ciccio Spataro, che si avvalse della sala del Cinema Orione e fu poi assorbito dal Cineforum che ne prende il nome. Fondato nel 1963, il “Cineforum Don Orione”, attivo ancora adesso con la presidenza di Nino Genovese, dopo una serie di iniziative preliminari venne inaugurato ufficialmente il 3 aprile 1964, con un programma di proiezioni ricco di titoli d’autore, e presentato dal Segretario dello Spettacolo di Messina Dino Arena. Soci e collaboratori del Cineforum, uno dei più antichi e prestigiosi d’Italia, furono, oltre ad Arena, Nino Cacìa, Salvatore Di Giacomo, Trento Malatino, Giuseppe Miligi, Rev. Giacomo Mondello, Alfonso Moscato, Santi Raffaele, Saverio Toldonato, Elio Trupiano, Ubaldo Vinci. Qui si sono formate intere generazioni di appassionati e studiosi, intellettuali ed operatori sociali, giovani impegnati in campo politico e nella società civile, anche grazie ad un fitto programma di attività collaterali – tra cui la collaborazione con la “rassegna Cinematografica Internazionale di Messina e Taormina” – che hanno arricchito, anno dopo anno, la vita culturale cittadina. Tra gli altri Cineclub messinesi vanno ricordati il Cinecircolo “Lorenzo Milani”, di cui fu presidente Ninni Panzera, l’“Entr’Acte”, “Officina 1892”, il “Manhattan”, l’“Umberto Barbaro”, il “Don Bosco” di Giostra, l’“Antonello da Messina”, l’“Arci”. Sulla scia del Don Orione, che nei tempi migliori arrivò a seimila soci, vennero fondati in provincia altri Cineclub, come quelli di S. Angelo di Brolo (promotori Nicola Fazio, Nino Ricciardi e Renato Caldarera), di Lipari (promotore Mariano Bruno), di Santa Teresa Riva (promotore Massimo Caminiti) e altri.

Il IV isolato della palazzata si manifesta secondo quattro differenti fronti ricoperti da un mosaico di tesserine di colore violetto, di cui i principali risultano scanditi dalla struttura in pilastri e travi che emergono dalla superficie della facciata. Il prospetto su via V. Emanuele è caratterizzato, sui tre livelli destinati alla residenza, da una successione di campate sulle quali si aprono le finestre dei minuscoli balconcini che, con la loro posizione decentrata rispetto alla campata, individuano una gerarchia tra il primo piano ed i successivi due.

Il palazzo fu realizzato su progetto dell’architetto Gino Coppedè a partire dal 1914. La costruzione dell’edificio fu affidata alla Società Anonima Italiana “Ferrobeton” che lo concluse in breve tempo. Il fabbricato originario aveva due elevazioni fuori terra con piano cantinato e la struttura dell’edificio prevedeva l’impiego di muratura confinata con travi e pilastri di cemento armato che, come nelle altre architetture della città della ricostruzione post terremoto del 1908, veniva dissimulata sotto strati di intonaco lavorato in vario modo per simulare l’impiego della pietra.

Questo edificio fa parte del gruppo di edifici che vennero realizzati a distanza di oltre trenta anni dall’esito del concorso di idee vinto dal gruppo Samonà, Autore, Viola, Leone, pertanto il suo originario linguaggio venne modificato per essere adattato alle nuove situazioni. Anche in questo edificio, in modo leggermente diverso dagli altri, la struttura è denunciata all’esterno dove i pilastri che scandiscono le facciate si rastremano di pochi centimetri ad ogni livello, determinando rapporti differenti con gli aggetti dei balconi.
