Opere - Pittura

Entrambi i ritratti sono stati eseguiti da Dario Querci nel 1891 su incarico della Camera di Commercio ed Arti di Messina. Dati per dispersi a seguito del terremoto del 1908, furono riscoperti in una pubblicazione del 1988 che ne rilevava le gravi condizioni e le necessità di un’adeguata sistemazione. Presentati in pubblicazioni scientifiche nel 1996 e 1999, i dipinti sono stati restaurati nel 2008 e debitamente inquadrati nel loro contesto storico artistico in Opere d’arte della Camera di Commercio di Messina, monografia a cura di Luigi Giacobbe per le edizioni Magika.  
L’opera appartiene alla mostra Stanze Remote, tenutasi alla galleria Orientale Sicula 7puntoarte di Messina nel 2010. L’esibizione  ospitava la produzione pittorica di Galipò dal 1996 al 2003, in una carrellata di immagini e temi organici alla visione di questo artista. Moderno Minosse si muove dentro la poetica espressionista, appassionata e perfettamente contemporanea del pittore.  Come evidenziato da Daniele De Joannon nel catalogo della mostra, Galipò è un artista militante e in aperta polemica con il mondo contemporaneo dal quale vengono gli spunti tematici e figurativi della sua arte.
L’opera appartiene al periodo della maturità del pittore messinese. Il dato naturale, il paesaggio quindi, è qui la partenza per sperimentare una composizione complessa quanto dinamica ed efficace.  Compartita in due grandi zone, la Palude trasuda l’atmosfera stagnante e mefitica degli specchi d’acqua imputriditi su cui le canne sembrano legni carbonizzati. La parte superiore del dipinto, invece, risponde alla fitta trama della palude con la larga superfice pallida del cielo, su cui appare sbiadito un sole allucinato dai reverberi concentrici.
L’opera appartiene all’ultima produzione dell’artista messinese. Presentata alla mostra Terradimezzo tenuta nel 2010 alla galleria Fortunarte, la tela consente uno sguardo globale sull’opera di Mariella Marini e le connessioni della sua esperienza con le altre produzioni artistiche locali.  Prova informale e materica di grande eleganza, Terradimezzo rimanda inevitabilmente alla sensibilità calcografica della Marini e all’idea che ogni incisore ha della lastra come spazio di formazione dell’immagine all’interno della materia. 
L’opera di Felice Canonico risulta premiata al concorso indotto dall’Ente Provinciale per il Turismo di Messina nel ’53, all’interno della seconda edizione dell’importante Mostra nazionale di pittura “Città di Messina”, organizzata per il Fondaco da Pugliatti, Vann’Antò e Giuseppe Miligi.  Pur riconnettendosi al grande momento del Realismo sociale, di cui Guttuso, presente alla mostra, fu il principale protagonista, la tela di Canonico presenta i caratteri peculiari di questo artista dall’eclettica creatività.
L’opera, non datata, appartiene al primo periodo dell’attività di Gaetano Chiarenza. Sotto la guida dell’artista Stello Quartarone, anch’egli coinvolto nel Progetto Linguaggio Arte attivato al Mandalari, iniziò prima a disegnare e poi a dipingere sulle lenzuola usate del manicomio. Siamo intorno alla metà degli anni ’90, l’esiguità di mezzi non ferma la grande vena creativa di Chiarenza che, qui, addirittura, arriva anche alla bellissima cornice auto costruita. 
Un treno viaggia a tutta velocità verso lo spettatore. Dietro la macchina,  lo skyline vertiginoso di una metropoli. New York, Singapore, Chicago, la scena potrebbe svolgersi in qualsiasi contesto urbano metropolitano. Forse è un mattino umido e di pioggia, i colori del cielo sono quelli di un giorno blu, sporcato dagli umori della metropoli. L’immagine è un chiaro tributo a Rain, Steam and Speed (1844) di Turner, pittore che ha molto influenzato lo stile della Lanese insieme con altre, più moderne suggestioni.
L’opera esposta alla mostra “Santi Condomini e altri Racconti” del Monte di Pietà di Messina, è una rappresentazione allegorica della Sicilia. La donna, infatti, ha tre gambe, come la Triscele, simbolo dell’isola, e sembra galleggiare su una mappa con i nomi dei mari che la bagnano: Tirreno, Ionio e Mediterraneo.  La tela riassume lo stile di Bonanno Conti del periodo, un mix vivace di figuratività pop, Haring, e nostalgie mitiche.

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