Le Scalinate dell'Arte
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PREMESSA

Il nostro obiettivo è quello di condurre il visitatore alla scoperta delle diverse espressioni dell’arte contemporanea Messinese. Infatti, questo portale web permette al visitatore di accedere ad informazioni, immagini video ed audio, riguardanti l’offerta turistico-culturale sull’arte contemporanea della città. Inoltre, esso ambisce a divenire un incubatore d'arte contemporanea, per mezzo del quale sarà possibile associare ad ogni luogo, identificato da un grande valore nel campo storico, artistico e culturale, una particolare enfasi, rendendolo unico e carico di pathos. Cosa aspetti? Buona navigazione alla scoperta dell' arte contemporanea Messinese!


CONTENUTI IN EVIDENZA

L'isolato 109 contiene alcuni comparti di edilizia sopravvissuta al terremoto del 1908. Probabilmente i piani superiori sono crollati o sono stati demoliti a seguito del sisma per rispettare la normativa antisismica del periodo. Lungo la Via Ghibellina si notano le mensole dei balconi del piano nobile demolito dopo il terremoto così come lungo la via Nino Bixio il fronte presenta soltanto il piano botteghe e il mezzanino.

Il palazzo della Provincia fu progettato dall’ingegnere Alessandro Giunta, che si trovava in città nella sua veste di vice ingegnere capo dell’Ufficio Tecnico della Provincia e pertanto impegnato a sviluppare diversi progetti di importanti edifici pubblici. In questo caso si tratta di uno dei quattro edifici che configurano una delle piazze circolari presenti a Messina ed in particolare la piazza Antonello, che configura il centro direzionale della città essendovi previsti gli edifici destinati ad accogliere altre istituzioni cittadine. La struttura utilizzata dall’ingegnere Giunta per la sede della Provincia fa uso di muratura confinata con il cemento armato per assicurare la sicurezza statica dell’edificio che, conformemente all’architettura del periodo, viene “vestita” con un intonaco realizzato ad imitazione della Pietra e decorata con stucchi cementizi che la integrano con l’architettura limitrofa. La lavorazione superficiale degli intonaci così ottenuti veniva realizzata con attrezzi opportuni che ne definissero le texture volute, così da simulare l’impiego della pietra. Gli elementi decorativi venivano anch’essi realizzati con la tecnica dello stampo di gesso che permetteva di economizzare sui materiali e di velocizzare l’andamento dei lavori ottenendo risultati di grande valenza formale, come è possibile riscontare negli edifici che non sono mai stati restaurati (o nei pochissimi edifici in cui i lavori sono stati diretti secondo un’ottica filologicamente corretta).

Al centro del grande triangolo, d’impianto classicista come tutto l’edificio, una figura femminile con diadema, tridente e scettro rappresenta Messina, Regina del Peloro. Il busto frontale e ieratico che emerge dalle acque impersonifica la potenza della città tra le due sponde dello Stretto, rappresentate dalle sirene Scilla e Cariddi, muscolari e sinuose creature. Immagine debitrice sia dell’iconografia marina inventata dal Montorsoli nelle sue bellissime fontane cittadine sia dai delfini della monetazione greca, il frontone è modernamente diviso in tre parti in funzione statico architettonica e, probabilmente, simbolica, a difesa di futuri sconvolgimenti tellurici.

Prende il nome dal giurista e patriota Giacomo Venzian (Trieste 1861-1915) docente presso l’Università di Messina, morto perito eroicamente durante la prima guerra mondiale.

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