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PREMESSA

Il nostro obiettivo è quello di condurre il visitatore alla scoperta delle diverse espressioni dell’arte contemporanea Messinese. Infatti, questo portale web permette al visitatore di accedere ad informazioni, immagini video ed audio, riguardanti l’offerta turistico-culturale sull’arte contemporanea della città. Inoltre, esso ambisce a divenire un incubatore d'arte contemporanea, per mezzo del quale sarà possibile associare ad ogni luogo, identificato da un grande valore nel campo storico, artistico e culturale, una particolare enfasi, rendendolo unico e carico di pathos. Cosa aspetti? Buona navigazione alla scoperta dell' arte contemporanea Messinese!


CONTENUTI IN EVIDENZA

Il progetto dell’attuale scuola tecnica industriale è stato redatto dall’allora preside ingegnere Quirino Parolini che per molti anni dovette dirigere la scuola da sedi provvisorie, mentre vari problemi di ordine amministrativo e logistico rendevano difficoltoso il reperimento dell’area di sedime sulla quale doveva sorgere l’edificio della scuola tecnica. La scuola era stata ospitata in plessi temporanei e la guerra aveva reso ancora più difficoltoso il reperimento delle risorse da destinare a quest’opera. Importante fu la pervicacia del preside che si fece latore delle istanze della scuola tecnica arrivando perfino ad elaborare il progetto con tutte le varianti richieste per essere adattato nell’area degli isolati 126, 138 e 148 che, per le necessità di continuità delle aule destinate alla didattica con quelle destinate ai laboratori, sono stati unificati in un unico plesso.

La consuetudine con Messina, ci consente di individuare nel “Paesaggio” di Giovanni Bonini un’ambientazione peloritana, sia pure indistinta se consideriamo la scarsa attenzione del pittore per il dato oggettivo e la veridicità topografica. Potrebbe trattarsi di una veduta dei laghi di Ganzirri dai monti Peloritani o, più probabilmente, una ripresa della falce del porto dalle alture che sovrastano la città. Protagonisti della scena, più del reticolo urbano, dei caseggiati e delle montagne, sono gli alberi in primo piano che si ergono irregolari fino a occupare tutto il margine superiore del dipinto. A segnare la particolare atmosfera di un pomeriggio autunnale intervengono le corpose pennellate giustapposte, studiate per conferire lievi trapassi cromatici alle ombre e dare vigore alle forti luci del cielo. La composizione è per lo più accademica per via del sapiente bilanciamento delle masse cromatiche e per il rapporto dosato fra la verticalità degli alberi e la stratificazione orizzontale della campagna, del mare, della lingua di terra, delle montagne calabresi, fino al cielo luminoso che d’improvviso si interrompe per l’irruenza delle chiome alberate. La narrazione è tuttavia intimistica e raccolta, non certo eroica e titanica; piuttosto venata da una sottile malinconia e da un impeto tutto mediterraneo che dà ragione del giudizio personale che Daniele Schmiedt riservò al pittore solitario e valoroso. L’interesse per i luoghi dello Stretto rappresenta in effetti la cifra dominante che accomuna molti artisti attivi nel primo ventennio del XX secolo a Messina, soprattutto di quelli che graviteranno nell’entourage del “Fondaco”. Il quadro di Bonini mostra ad esempio sorprendenti affinità tipologiche (oltre che topografiche) con una tela dell’amico Schmiedt dello stesso anno intitolata “Tramonto sullo Stretto”. Si potrebbe immaginare che, idealmente, le due opere siano frutto della medesima gita sui colli peloritani e della stessa seduta di pittura en plein air. Alle soglie della grande guerra e conclamata la pittura futurista, nel nostro quadro si ravvisano i tratti distintivi di un richiamo all’ordine e il rifiuto degli sperimentalismi che pure in quel periodo si affermavano nella pittura europea. Come è stato notato da Lucio Barbera, la poetica di Bonini può essere messa in relazione con l’opera di Soffici e Rosai. Si evidenziano, infatti, certe tensioni verso una sintesi di reale e spirituale, in definitiva emerge quel concetto di “materia spiritualizzata”, di “realismo sintetico” che ha pervaso tanta pittura nel primo ventennio del Novecento. Considerati i paesaggi urbani del 1956, esposti alla Mostra La vetrina dell’OSPE. Artisti a Messina negli anni ’50 tenuta al Teatro Vittorio Emanuele nel 1997 (che ricordano con immediatezza certi quartieri popolari di Messina), questo dipinto si colloca fra le opere meno recenti di Bonini presenti nel territorio messinese.Per una analisi del dipinto vedi L. Giacobbe (a cura di), Opere d’arte della Camera di Commercio di Messina. Ottocento e primo Novecento, Presentazione di Antonino Messina. Saggi di Sergio Bertolami e Gioacchino Barbera. Catalogo di Luigi Giacobbe, Messina, Magika Edizioni, 2011, pp. 108-113.

La porzione di edilizia preterremoto occupa solo parte dell'isolato 171 tuttavia, osservando questo edificio è possibile comprendere come sono stati riparati gli edifici danneggiati da sisma del 1908 o come comunque è stato necessario rafforzarli inserendovi una struttura di travi e pilastri in cemento armato. L'edificio mostra tre campate con botteghe al piano terreno e piano nobile la cui struttura è stata modificata solo nelle due campate più ad est con l'inserimento della maglia in c.a. mentre la struttura portante dell'ultima campata non risulta avere subito modifiche. Chiaramente questa scelta, come si nota dalla lesione alla sinistra del pilastro in c.a., ha creato un generale scompenso che nuoce alla stabilità globale del fabbricato.  

La Galleria Santa Marta-Santa Maria attraversa la città al di sotto della collina del Noviziato e possiede due ingressi. La galleria tradizionalmente attribuita ad epoca borbonica, forse in parte scavata al tempo della realizzazione della Caserma Sabato, ha un accesso (S.Marta) localizzato sulla via Santa Marta e l’altro (S.Maria) lungo la via Giovanni Pascoli, alla confluenza con via Stefano Protonotaro. Ambedue gli ingressi sono curati nei dettagli ma il maggiore è sicuramente quello lungo la via Pascoli che, in corrispondenza, si articola in uno slargo che permette di apprezzare la fattura della porta monumentale. L’epoca di realizzazione è l’anno sedicesimo dell’era fascista (1937) come si può desumere dall’iscrizione in pietra a rilievo posta a destra dell’ingresso di Santa Maria di via Pascoli.

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