PREMESSA
Il nostro obiettivo è quello di condurre il visitatore alla scoperta delle diverse espressioni dell’arte contemporanea Messinese. Infatti, questo portale web permette al visitatore di accedere ad informazioni, immagini video ed audio, riguardanti l’offerta turistico-culturale sull’arte contemporanea della città. Inoltre, esso ambisce a divenire un incubatore d'arte contemporanea, per mezzo del quale sarà possibile associare ad ogni luogo, identificato da un grande valore nel campo storico, artistico e culturale, una particolare enfasi, rendendolo unico e carico di pathos. Cosa aspetti? Buona navigazione alla scoperta dell' arte contemporanea Messinese!
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Il palazzo fu realizzato su progetto dell’architetto Gino Coppedè a partire dal 1914. La costruzione dell’edificio fu affidata alla Società Anonima Italiana “Ferrobeton” che lo concluse in breve tempo. Il fabbricato originario aveva due elevazioni fuori terra con piano cantinato e la struttura dell’edificio prevedeva l’impiego di muratura confinata con travi e pilastri di cemento armato che, come nelle altre architetture della città della ricostruzione post terremoto del 1908, veniva dissimulata sotto strati di intonaco lavorato in vario modo per simulare l’impiego della pietra.

L’isolato 309/A del Piano Regolatore della città di Messina fu progettato dall’Ing. Enrico Fleres e realizzato nel 1922. La particolarità di questo edificio è costituita dal fatto che al suo interno è inglobata una volta a crociera appartenuta all'antica chiesa medievale di S. Maria Del Graffeo detta la Cattolica dei Greci. Si trattava di una chiesa di rito ortodosso che rimase in uso fino al terremoto del 1783 che la danneggiò e poi definitivamente danneggiata a causa del terremoto del 1908.

Vanna Vinci e Giovanni Mattioli firmano una sceneggiatura che, pur rispecchiando le proprie corde autoriali, riesce a creare molteplici punti di aderenza con lo stile grafico della disegnatrice. Il suo segno è caratterizzato da linee grafiche sporche, da un bianco e nero contrastato, dalla cura dei dettagli architettonici e, come in questo caso, da ambientazioni visionarie. La cifra creativa tipica dell’autrice, abituata a disporre pesantemente i neri sulla tavola, in quest’opera viene alleggerita per un’esigenza di maggiore fluidità nella lettura. Le architetture veneziane sono semplificate e rese con un bianco e nero netto, la regia riconferma ancora una volta il personale taglio cinematografico che l’autrice conferisce alle inquadrature, dove i personaggi recitano offrendo diverse sfaccettature espressive.

La storia di questo episodio facente parte di una trilogia - Il vicino di casa, I vicini e La vicina di casa – ci conduce nella vita di una giovane di nome Deanna che, dopo la morte padre, si sposta dal piccolo paese del Galles nel quale vive per andare nella grande città londinese. La ragazza, sulla quale è incentrato il racconto, si trasferisce in una abitazione che diviene una sorta di dimora-cuscinetto tra l’appartamento di Dylan Dog, luogo incriminato quale sede di continui scontri e baraonde, e quello di un uomo reso folle da questo eccessivo trambusto.