PREMESSA
Il nostro obiettivo è quello di condurre il visitatore alla scoperta delle diverse espressioni dell’arte contemporanea Messinese. Infatti, questo portale web permette al visitatore di accedere ad informazioni, immagini video ed audio, riguardanti l’offerta turistico-culturale sull’arte contemporanea della città. Inoltre, esso ambisce a divenire un incubatore d'arte contemporanea, per mezzo del quale sarà possibile associare ad ogni luogo, identificato da un grande valore nel campo storico, artistico e culturale, una particolare enfasi, rendendolo unico e carico di pathos. Cosa aspetti? Buona navigazione alla scoperta dell' arte contemporanea Messinese!
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Costruita su progetto (1936) degli ingegneri Paolo Napoli e Scipione Tadolini nello stile monumentale e razionalista allora all’avanguardia per l’architettura dell’epoca, la chiesa reinterpretata con pure geometrie masse di volumi, la grande tradizione medievale delle cattedrali di Cefalù e Monreale. A tre navate, presenta una decorazione musiva e tre grandi vetrate disegnate dall’architetto Silvana Raffa. In occasione del centenario del terremoto del 1908, lo scultore Domenico Trifirò ha realizzato per l’altare maggiore un grande pannello bronzeo sormontato dalla figura del Redentore.

Il palazzo della Provincia fu progettato dall’ingegnere Alessandro Giunta, che si trovava in città nella sua veste di vice ingegnere capo dell’Ufficio Tecnico della Provincia e pertanto impegnato a sviluppare diversi progetti di importanti edifici pubblici. In questo caso si tratta di uno dei quattro edifici che configurano una delle piazze circolari presenti a Messina ed in particolare la piazza Antonello, che configura il centro direzionale della città essendovi previsti gli edifici destinati ad accogliere altre istituzioni cittadine. La struttura utilizzata dall’ingegnere Giunta per la sede della Provincia fa uso di muratura confinata con il cemento armato per assicurare la sicurezza statica dell’edificio che, conformemente all’architettura del periodo, viene “vestita” con un intonaco realizzato ad imitazione della Pietra e decorata con stucchi cementizi che la integrano con l’architettura limitrofa. La lavorazione superficiale degli intonaci così ottenuti veniva realizzata con attrezzi opportuni che ne definissero le texture volute, così da simulare l’impiego della pietra. Gli elementi decorativi venivano anch’essi realizzati con la tecnica dello stampo di gesso che permetteva di economizzare sui materiali e di velocizzare l’andamento dei lavori ottenendo risultati di grande valenza formale, come è possibile riscontare negli edifici che non sono mai stati restaurati (o nei pochissimi edifici in cui i lavori sono stati diretti secondo un’ottica filologicamente corretta).

Tra le più basse e vicine alla costa, la struttura difensiva è stata eretta come un elemento del vasto programma di fortificazione dello Stretto voluto nel 1880 dall’allora Ministero della Guerra. Dotato di fossato e di ponte lavatoio, il forte era armato con sei postazioni a obice e un ponte levatoio. Zona militare fino al 2000, oggi è stato totalmente ristrutturato e adibito a manifestazioni culturali.

Il Bastione di S. Barbara, speculare rispetto al bastione dei Gentilmeni, si configurava come il migliore sfruttamento della naturale orografia della città utilizzando i torrenti come fossati ed utilizzando i rilievi per allocarvi i forti a difesa della città, difesi a loro volta dai fortilizi esterni alla cinta del Castellaccio e di Forte Gonzaga.
