Salvatore Quasimodo

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Premio Nobel per la letteratura nel 1959, Salvatore Quasimodo trascorre l’infanzia in diversi luoghi della Sicilia orientale, al seguito del padre che, per il suo lavoro di capostazione, nel 1908 viene chiamato a Messina per riorganizzare la stazione cittadina, devastata, come tutto il resto, dal terribile terremoto. Anche questa esperienza si sedimenta nell’immaginario poetico quasimodiano, ospitato nel 1930 sulle pagine della fiorentina «Solaria», con i versi di Acque e Terre, cui seguiranno Oboe Sommerso (1932) e Erato e Apòllion (1936), le due raccolte che più si avvicinano allo spirito ermetico, magistralmente racchiuso in Ed è subito sera (1942). Ma la sua poesia assume progressivamente un impeto civile sempre più potente, avvicinandosi all’ideale di letteratura impegnata che, specialmente dopo la terribile esperienza del secondo conflitto bellico, segna una svolta nella sua produzione poetica: Con il piede straniero sopra il cuore (1946), Giorno dopo giorno (1947), La vita non è sogno (1949), Il falso e vero verde (1956), mentre i celebri versi de La terra impareggiabile vedono la luce nel 1958, seguiti, nel 1966, da Dare e avere. Nel 1960 a Messina arriva la laurea honoris causa, conferita nel 1967 anche dall’Università di Oxford. Muore colpito da ictus mentre si trova ad Amalfi per presiedere un premio di poesia, sull’auto che lo trasporta a Napoli. Oltre all’attività di traduttore dei classici greci e latini e delle opere di Shakespeare e Neruda, è stato critico teatrale, collaborando con «Omnibus» e «Il Tempo». Polo fondamentale dell'ispirazione del poeta rimane la terra siciliana, tappa fondamentale di un itinerario intellettuale e umano che, a Messina e nella sua provincia, si nutre di incontri e amicizie importanti, come quella con il giurista, musicologo e letterato Salvatore Pugliatti, durata tutta la vita. Con quest'ultimo, Quasimodo aveva conseguito il diploma all'istituto tecnico commerciale "A.M. Jaci", tra il 1919 e il 1920, insieme a Giorgio La Pira e Antonino Giuffrè, tutti protagonisti della vita culturale della città. Tra gli altri compagni di quegli anni («la brigata» di Vento a Tindari), ci sono anche il giurista Raffaele Saggio, lo storico della letteratura francese Glauco Natoli, il poeta e scrittore Vann'Antò, l’ingegnere, anarchico, poeta e filosofo Bruno Misèfari, il poeta e filosofo nisseno Luca Pignato, Giovanni Asciak, Lillo D'Andrea e altri illustri personaggi.  

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