Gaetano Chiarenza

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Gaetano Chiarenza è nato a Varapodio (Rc) nel 1943. All’età di sedici anni gli viene diagnosticata una forma di schizofrenia disorganizzata, è quindi internato all’ospedale psichiatrico Lorenzo Mandalari di Messina. La sua vita cambia improvvisamente nel 1992, quando un gruppo di ausiliari della struttura, dopo aver imbiancato la sala mensa, decide di farvi un murales con l’immagine della mietitura. I pazienti iniziano a partecipare all’opera, prima esprimendo le loro opinioni sui colori, poi prendendo in mano un pennello e apponendo un segno alle pareti. E’ il 1992 e improvvisamente i muri del manicomio diventano il “diaframma sensibile e manipolabile tra paziente, medico e amministrazione (e città)” (Zampieri 2013). Tutto lo spazio del nosocomio è mutato dall’arte che come un elettroshock sociale scatena dinamiche relazionali ormai surgelate. Per volontà del direttore della struttura, il dottor Matteo Allone, nasce il progetto Linguaggio Arte. Vi partecipa anche un vero artista, Stello Quartarone che sarà lo scopritore del talento, e il maestro di Gaetano Chiarenza. Inizia a disegnare e a dipingere su cartoncini telati e poi sulle vecchie lenzuola del manicomio: soggetti religiosi, ritratti. Sempre grazie a Quartarone, approccia la scultura. Quando, nel 1997, il manicomio viene chiuso, compra un’abitazione e lì si trasferisce. Intanto il Progetto Linguaggio Arte è diventato un metodo terapeutico: nasce il centro Diurno Camelot, sempre nella cittadella dell’ormai ex Mandalari, con l’arte, la musica e la danza si sperimentano con successo nuovi percorsi di cura. Il talento di Chiarenza viene notato pure dal critico d’arte Lucio Barbera che ne sottolineò la dimensione “dell’estrema solitudine di quelle forme piatte incollate sul fondo, individui in un bagno di colore, destini immersi nel brodo della vita”[1]. Chiarenza lavora al Camelot con la serietà di un artista, tutti i giorni, otto ore al giorno, scolpendo blocchi di tufo. Le sue opere hanno numerosi acquirenti e vi si dedica con profonda disciplina. Purtroppo un ictus fermerà il suo lavoro nel 2006, a causa della paralisi della mano sinistra. Morirà nel 2011, all’età di sessantotto anni. Nel 2013 Pier Paolo Zampieri scrive di lui su O.O.A. rivista internazionale dell’Osservatorio dell’Arte Outsider di Eva Di Stefano. La storica d’arte palermitana ha modo di visionare un corpus di pitture e sculture chiarenziane in occasione della mostra Cose da Matti, organizzata nel maggio del 2014, dal collettivo Zonacammarata al Pensatoio, il suggestivo magazzino di un antiquario a Maregrosso. La Di Stefano, invita lo storico d’arte Mosè Previti a scrivere dell’evento sul numero otto del semestrale da lei diretto, sancendo, di fatto, l’ingresso di Chiarenza nell’affascinante mondo degli artisti outsider siciliani.

 


[1] Lucio Barbera: Tra Noi, Catalogo della mostra alla Provincia Regionale di Messina, 1997.

 

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