singola

Contenuto che si riferisce ad una ed una sola opera specifica.

La Badiazza

La chiesa di Santa Maria della Valle, detta Badiazza, si trova sul letto del torrente omonimo a circa 4 km del centro di Messina. Sorta nel XII secolo, la chiesa presenta un'impianto arabo, il cubo con le absidi, successivamente prolungato dal corpo delle navate. Esempio di chiesa fortezza, secondo l'uso dei Normanni in Sicilia, la Badiazza è uno dei pochi esempi di architettura sveva dell'Isola. Ricchissima, la Badia era una sosta obbligata per i viaggiatori che risalendo i Peloritani dovevano raggiungere le città della costa Tirrenica. Abbandonata nel 1347, la chiesa è stata restaurata negli anni '90 del secolo scorso ed oggi è gestita da un'associazione che organizza mostre spettacoli ed eventi.

Museo Cultura e Musica Popolare dei Peloritani

Fondato a Gesso nel 1996, il Museo "Cultura e Musica Popolare dei Peloritani", ricostruisce la storia strumentario musicale popolare, ordinato secondo le classiche famiglie degli aerofoni, cordofoni, membranofoni ed idiofoni, il percorso espositivo evidenzia, con l'ausilio di un ricco apparato iconografico, schede didattico-informative e supporti video, i caratteri tipici di ogni strumento, ovvero le occasioni d'uso, le funzioni cerimoniali assolte, le modalità di costruzione e le tecniche di accordatura. Accanto agli oltre 150 strumenti musicali e da suono che fanno parte' dell'originale collezione museale, unica nel suo genere in Sicilia, è possibile osservare anche oggetti agro-pastorali, quali utensili di lavoro e manufatti lignei d'uso quotidiano. Generalmente le visite sono allietate dalle ottime performance di musicisti e poeti della zona. Visitabile su prenotazione chiamando il 090 53045/ o 338 8565063.

Fontane dei Quattro Cavallucci

La vasca faceva parte della Fontana dei Quattro Cavallucci, un tempo poste su altrettante aiuole innanzi alle absidi del duomo. Le quattro fontane erano situtate su un alto basamento, ornato da volute ai lati, e da un mascherone al centro che che versava l'acqua in una coppa sottostante. Da ogni vasca emergeva un puttino posto sul dorso di un cavallino versante acqua dalla bocca. Non concordemente le fonti assegnano al catanese Giuseppe Battista Marino la paternità dell'opera (1742), probabilmente su un disengo (1729) del sacerdonte Gaetano Ungaro.

Area Archeologica di Largo San Giacomo

Nel luglio del 2000, durante i lavori di posatura della tubazione per la bonifica della Cripta del Duomo, furono rinvenuti i resti della Cripta di San Giacomo, una chiesa di fondazione normanna di cui poco dopo la Soprintendenza rinverrà parte dell’abside maggiore, la struttura semicircolare visibile nello scavo. I locali della cripta sono caratterizzati da mura perimetrali su cui si aprivano nicchie con arco a tutto sesto, ricavate dagli spessori murari, i cosiddetti “colatoi”, gli essiccatoi sui quali venivano seduti i cadaveri denudati al fine di avviare il processo di essicazione, tramite lo svuotamento naturale dei liquidi per via degli orifizi anali. Una simile cripta è presenta anche nell’ambiente sottostante la Chiesa dei Catalani, secondo quella tradizione della mummificazione, tipica della cultura siciliana e testimoniata dalla celebre cripta dei Cappuccini a Palermo, a Savoca, Piraino etc.

Vincenzo Gugliandolo: Busto di Rosa Donato, 1893.

Di umili origini, figlia di un cuoco, Rosa Rosso (Messina, 1808 - 1867) aveva assistito alla repressione borbonica seguita alla rivoluzione siciliana del 1820-21. Sposata con lo stalliere Donato, rimasta presto vedova, viveva guadagnandosi da vivere come “tosatrice di cani”. Condivideva però le aspirazioni della città per un cambiamento politico. Nel 1848-49 partecipò attivamente alla rivoluzione siciliana contro il governo borbonico, prima a Messina e poi a Palermo. A Messina fu protagonista di molti scontri armati con le truppe borboniche conquistandosi il titolo di “artigliera del popolo”. Dopo la riconquista borbonica dell’isola venne arrestata, torturata e imprigionata nei sotterranei della Cittadella. Uscita di prigione, viveva chiedendo l’elemosina davanti all’Università solo ai giovani studenti nei quali riponeva l’unica speranza per il futuro. Dopo il 1860, le fu concesso una piccola pensione. Morì in povertà. Un busto realizzato da Vincenzo Gugliandolo nel 1893 è custodito all’interno del Banco di Sicilia, nella sala degli sportelli dell’istituto

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