Lo Stretto di Messina e le Eolie

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Lo Stretto di Messina e le Eolie
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Alla potente vocazione poetica, destinata a rendere la voce cattafiana una delle più significative del Novecento letterario, si aggiunge una meno nota ambizione al reportage giornalistico, testimoniata da alcune prose che, come questa, svelano l’abilità del poeta barcellonese nell’attraversamento di spazi e atmosfere restituiti nei termini di un avventuroso viaggio. Pensato per l’introduzione ad un libro fotografico dell’Automobile Club d’italia (1961), Lo Stretto di Messina e le Eolie presenta, inoltre, molteplici punti di contatto con la produzione poetica ispirata a quei luoghi, in un affascinante gioco di echi e risonanze.

Testo Medio: 

Alla potente vocazione poetica, destinata a rendere la voce cattafiana una delle più significative del Novecento letterario, si aggiunge una meno nota ambizione al reportage giornalistico, testimoniata da alcune prose che, come questa, svelano l’abilità nell’attraversamento di spazi e atmosfere restituiti nei termini di un avventuroso viaggio. Pensato per l’introduzione ad un libro fotografico dell’Automobile Club d’Italia (1961), Lo Stretto di Messina e le Eolie presenta, inoltre, molteplici punti di contatto con la produzione poetica ispirata a quei luoghi, in un affascinante gioco di echi e risonanze. Anche in un arco cronologico molto ampio, infatti, è possibile rinvenire molteplici suggestioni che connettono l’intero corpus poetico cattafiano alla persistenza della terra d’origine, in un atlante affettivo che, al di là delle singole scelte stilistiche, è sia geografico che mentale. Carattere, questo, che il poeta barcellonese condivide con altri illustri esponenti della letteratura siciliana del “secolo breve”, raccontato attraverso le linee di un orizzonte in continuo mutamento. Per scrittori e poeti, come avviene in Cattafi, il paesaggio siciliano diventa la cornice narrativa privilegiata in cui rievocare episodi d’infanzia, sapori e colori, frammenti di esperienze vissute o percepite che vengono immersi nelle memorie della macrostoria. A ciò si aggiunge l’aura favolosa che spira sopra un luogo com’è appunto lo Stretto, deputato sin da tempi antichissimi a celebrare leggende e miti. La prima edizione del testo è in forma di Introduzione al volume omonimo, con foto di Alfredo Camisa, didascalie di Alfredo Camisa e Lorenzo Camusso, cartografia di Vincenzo Pasquero («Italia Nostra», Automobile Club d’Italia, LEA, Roma, 1961). Oggi è possibile reperirlo in un volume del 2008, Le isole lontane. Scritti di Bartolo Cattafi, a cura di Nino Sottile Zumbo e Introduzione di Paolo Maccari, nelle edizioni messinesi GBM (collana “Opuscoli di ethos”, diretta da Nicola Aricò). Nella raccolta sono ospitati anche altri racconti di viaggio, dedicati ad altrettanti luoghi della provincia messinese (Rometta, Castroreale, Santa Lucia del Mela), alle Eolie, evocate come «Isole lontane», e alla terra inglese, altra meta del viaggio ininterrotto del poeta. 

Testo Esteso: 

Alla potente vocazione poetica, destinata a rendere la voce cattafiana una delle più significative del Novecento letterario, si aggiunge una meno nota ambizione al reportage giornalistico, testimoniata da alcune prose che, come questa, svelano l’abilità nell’attraversamento di spazi e atmosfere restituiti nei termini di un avventuroso viaggio. Pensato per l’introduzione ad un libro fotografico dell’Automobile Club d’Italia (1961), Lo Stretto di Messina e le Eolie presenta, inoltre, molteplici punti di contatto con la produzione poetica ispirata a quei luoghi, in un affascinante gioco di echi e risonanze. Anche in un arco cronologico molto ampio, infatti, è possibile rinvenire molteplici suggestioni che connettono l’intero corpus poetico cattafiano alla persistenza della terra d’origine, in un atlante affettivo che, al di là delle singole scelte stilistiche, è sia geografico che mentale. Carattere, questo, che il poeta barcellonese condivide con altri illustri esponenti della letteratura siciliana del “secolo breve”, raccontato attraverso le linee di un orizzonte in continuo mutamento. Per scrittori e poeti, come avviene in Cattafi, il paesaggio siciliano diventa la cornice narrativa privilegiata in cui rievocare episodi d’infanzia, sapori e colori, frammenti di esperienze - vissute o percepite - che vengono immersi nelle memorie della macrostoria. Scrive Cattafi:

Le grandi protrazioni, i lunghi e rassegnati silenzi che alle volte la Calabria ha avuto, contrastano con le irrequietezze, le collere improvvise e dilaganti che hanno scosso la vita siciliana. E anche quella di Messina, che fu sempre città borghese per elezione, ben lieta della sua parte mercantile, abituata all’opulenza fin dai tempi classici. I Romani la chiamarono caput viarum, e il loro traiectus, il luogo d’imbarco per la traversata dello Stretto, era nei pressi di Capo Peloro; Cicerone la definì civitas maxima et locupletissima. Arcadio, imperatore di Bisanzio, nel 407 dichiara Messina protometropoli della Magna Grecia e della Sicilia, inaugurando tutta una serie di privilegi e franchigie che s’ingrossò a tal punto da far scendere Messina sterilmente in lizza contro Palermo, per il primato. (Cattafi 2008, p. 27)

 A ciò si aggiunge l’aura favolosa che spira sopra un luogo com’è appunto lo Stretto, deputato sin da tempi antichissimi a celebrare leggende e miti:

Correnti marine, venti, vortici, Scilla, Cariddi, leggende e terrori sono simboli di come la natura dia intensità drammatica, alone d’avventura e confini non misurabili a questo braccio di mare. La breve Fata Morgana assai di rado, nelle giornate di caldo e di grande calma, meravigliosamente ravvicina agli occhi dei reggini, come attraverso una lente, la costa siciliana. Ravvicinamento precario, sospeso a una favola dell’atmosfera, a un’opera di magia. (Ivi, p. 21)

La prima edizione del testo è in forma di Introduzione al volume omonimo, con foto di Alfredo Camisa, didascalie di Alfredo Camisa e Lorenzo Camusso, cartografia di Vincenzo Pasquero («Italia Nostra», Automobile Club d’Italia, LEA, Roma, 1961). Oggi è possibile reperirlo in un volume del 2008, Le isole lontane. Scritti di Bartolo Cattafi, a cura di Nino Sottile Zumbo e Introduzione di Paolo Maccari, nelle edizioni messinesi GBM (collana “Opuscoli di ethos”, diretta da Nicola Aricò). Nella raccolta sono ospitati anche altri racconti di viaggio, dedicati ad altrettanti luoghi della provincia messinese (Rometta, Castroreale, Santa Lucia del Mela), alle Eolie, evocate come «Isole lontane», e alla terra inglese, altra meta del viaggio ininterrotto del poeta. Sulla geografia etica e avventurosa di Cattafi, espressa nella vastissima produzione in versi, afferma Dario Tomasello: «[...] c’è, nei percorsi della poesia cattafiana, un minimo comun denominatore possibile. È una possibilità di cittadinanza totale, non solo dal punto di vista di una geografia concreta, ma anche metaforicamente (come l’aveva definita lo stesso poeta messinese) "materna"». (Tomasello 2006, p. 109).

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Bartolo Cattafi poeta viaggiatore

Tra i molteplici interessi artistici di Bartolo Cattafi, celebrato per la limpidezza e la forza di un dettato poetico di assoluto rilievo nella storia letteraria del Novecento italiano, c'è anche la scrittura in prosa che, in forma di reportage d'autore, restituisce i contorni geografici ed emotivi di un viaggio durato tutta la vita. L'ineluttabilità del viaggio, in cui trova una delle scaturigini l'universo poetico cattafiano, cela un bisogno ontologico, storicamente radicato alle vicende biografiche di tanti letterati siciliani in esilio perenne dalla terra delle origini; ma rivela anche un impeto alla scoperta, all'avventura, che sigla un capitolo della storia personale dell'autore restituendo, al contempo, il profilo di un intellettuale impegnato con un resoconto quasi cronachistico del visibile e persino dell'invisibile. A metà tra la storia dei grandi eventi e una sceneggiatura fantastica dei luoghi, si profilano gli scritti di viaggio di Cattafi, pubblicati su diverse riviste e profondamente intrecciati alla produzione poetica, in un gioco fittissimo e suggestivo di echi e rimandi. Basti, a tal proposito, leggere quanto il poeta stesso dice di sè nella nota biografica che accompagna Partenza da Greenwich (1955), offendo un insolito autoritratto in terza persona:

Bartolo Cattafi è nato il 6 luglio 1922 a Barcellona (Messina) e ivi tuttora risiede. Si reca all'estero ogni volta che può e come può: certi suoi viaggi in Europa e in Africa e relative situazioni avventurose sono già oggetto di favola tra gli amici. Tra i paesi visitati predilige Irlanda, Inghilterra e Scozia, Spagna; ma vorrebbe conoscere meglio l'Africa; e poi recarsi in Asia, Oceania, America. Possiede una penna Sheaffer e una macchina Smith-Corona, modello Skyter, che spera di poter adoperare bene, un giorno o l'altro, se qualche giornale gliela farà portare in giro per il mondo. (Cattafi 2008, p. 7)

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