Alessandra Lanese

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Alessandra Lanese nasce a Messina nel 1969. Frequenta l’Istituto d’Arte  della sua città e  successivamente l’Accademia di Belle Arti a Catania. Dal 1994 si dedica alla fotografia, lavorando a numerosi “autoritratti”, liberamente determinati dal non voler vedere ciò che fotografa. Sin da subito i suoi lavori vengono apprezzati in ambito cittadino e vince la sua prima reflex in un concorso organizzato dal Comune di Messina con premiazione ed esposizione alla galleria del Teatro Vittorio Emanuele. Successive significative partecipazioni a mostre di settore e pubblicazioni su riviste fotografiche, con riconoscimenti in ambito regionale, la portano a frequentare numerose gallerie d’arte di Milano e a partecipare a vari workshop dove conosce e stringe rapporti artistici con maestri come  Gianni Berengo Gardin che ne apprezza la grammatica e la poetica. A Brescia, invece, negli spazi del Museo Ken Damy, viene invitata a partecipare alla prestigiosa mostra dal titolo “Autoritratti al femminile”. Nel 96’ partecipa a portfolio in piazza a cura di Lanfranco Colombo, evento nel quale si aggiudica il primo riconoscimento che le consente di esporre in varie gallerie. In quest’occasione incontra Mario Cresci che la invita a rappresentare la sezione italiana del 98’ all’importante manifestazione Rencontres d’Arles (Francia). Nello stesso anno comincia ad insegnare a pieni meriti fotografia all’Accademia di Belle Arti di Messina, dove nel 2000 accetta l’incarico di Direttrice Didattica. Qui conosce numerosi artisti tra cui Antonello Arena che diventa docente di Pittura nella stessa Accademia. Con lui nasce un’intesa artistica ed una successiva collaborazione che li vede impegnati nella mostra Le pietre sono parole del 2003, a cura di Lucio Cabutti al Monte di Pietà di Messina e successivamente in varie città e musei italiani. Quegli anni vedono l’avvento del “digitale” che in Alessandra sfuma l’entusiasmo nel mezzo artistico fin qui utilizzato in quanto in una sua intima lettura verrebbero a mancare “alchimia e temporalità”. Da qui “massificazione e sfruttamento dell’immagine” spostano definitivamente il suo interesse verso gli scenari della pittura che frequenta assiduamente a partire dal 2006 ma non prima di aver partecipato alla Biennale Internazionale di fotografia a Brescia a cura di Ken Damy.

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