Giuseppe Migneco

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Giuseppe Migneco nasce a Messina il 19 febbraio del 1908, figlio del capostazione di Ponteschiavo. Vive la sua infanzia a diretto contatto con la natura ancora selvaggia di quei luoghi, conseguendo il diploma di maturità classica al Liceo Classico Maurolico. A metà degli anni Venti lascia l’Isola per Milano per studiare Medicina. A contatto con il clima europeo e anticonformista della città, spinto dall’amico Beniamino Joppolo, Migneco abbandona l’università per dedicarsi totalmente alla pittura.  Il padre gli taglia i viveri, e l’artista si guadagna da vivere come grafico pubblicitario, cercando con grande fatica di superare la fame e gli stenti. Frequenta Birolli, Sassu, Valenti e Treccani, si sposa quindi con Speri Pettilega e da lei ha una bambina, Grazia, nel 1929. L’Ovra lo arresta, due volte, nel ’35 e nel ’37, per propaganda antifascista. Nel 1939 partecipa alle due mostre di Corrente. Al 1940 risale la sua prima personale, a Genova con la presentazione di  Joppolo. Partecipa attivamente alla Resistenza aderendo al fronte Nuovo delle Armi, alla fine della guerra si stabilisce nel nuovo studio di Via della Spiga, nel cuore di Milano. Esordisce così il suo realismo sociale che tra  gli anni Cinquanta e  Sessanta lo pone al vertice degli artisti italiani dell’epoca. Sue personali vengono organizzate in tutta l’Europa e a New York (1964), che non vedrà per via dell’iscrizione al partito comunista. Frequenti saranno le  visite alla città natale, animata in quel ventennio da un fervore culturale di respiro internazionale. Uomo dal carattere timido, di poche parole, poco incline alla mondanità, Migneco attraverserà tutta la seconda metà del Novecento tenendo fede alla sua sensibilità realista, via via sganciandosi dai temi siciliani e maturando, contestualmente ad una critica feroce della società,  una profonda e dura analisi interiore. 

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