Alfredo Santoro: Paesaggio Eoliano, 1988.

Artista: 
Testo Ridotto: 

L’opera appartiene al gruppo presentato dall’artista in occasione della mostra “Collezione Privata. Pictura in Urbe” curata dal critico d’arte Lucio Barbera nel 1988. L’esposizione, corredata da un poderoso catalogo, raccoglieva artisti giovani e meno giovani del secondo Novecento messinese, con alcuni spunti di riflessione che rimangono ancora oggi validi. In questo senso, Paesaggio Eoliano può essere considerata un’opera abbastanza esemplificativa dell’articolata poetica di Alfredo Santoro, frutto di una personale rielaborazione di espressionismo, surrealismo e luminosità mediterranea.

Testo Medio: 

L’opera appartiene al gruppo presentato dall’artista in occasione della mostra “Collezione Privata. Pictura in Urbe” curata dal critico d’arte Lucio Barbera nel 1988. L’esposizione, corredata da un poderoso catalogo, raccoglieva artisti giovani e meno giovani del secondo Novecento messinese, con alcuni spunti di riflessione che rimangono ancora oggi validi. In questo senso, Paesaggio Eoliano può essere considerata un’opera abbastanza esemplificativa dell’articolata poetica di Alfredo Santoro, frutto di una personale rielaborazione di espressionismo, surrealismo e luminosità mediterranea.In realtà tale rielaborazione si pone perfettamente dentro quel grande contenitore di linguaggi che è l’Informale e che, di fatto, costituirà il tronco centrale in cui s’innesteranno tutte le successive elaborazioni dell’arte contemporanea. La ragione di questa genitura plurima dell’Informale non è il mero frutto di una conseguenza ininterrotta di evoluzioni stilistiche, quanto il mutamento culturale, se non antropologico, dell’uomo del Novecento. “La coscienza di essere nel mondo ha avuto un ritorno imperioso e ogni evasione è soffocata da un sentimento di un quotidiano destino cui siamo, più o meno drammaticamente vincolati.” E continua Calvesi in Le due avanguardie: “I quadri s’identificano con la nostra vita, sono, anche, l’espressione di una relatività del nostro esistere, che non ha punti di riferimento assoluto. L’opera d’arte è il vivere stesso; e serve a vivere, è forse una possibile terapia. Più specificamente e profondamente che non nel passato, essa funziona per chi la fa, prima di funzionare per gli altri. Onde la carica di individualità e di relatività che essa contiene più che mai esasperata; ed è esasperata in tal senso, l’artisticità.”[1]  Si tratta di un’individualità e di una relatività valida sia per le centrifughe composizioni e la “veemenza” di Santoro (Giuffrè 1980), sia per il ritmo cangiante dei temi e dei toni sviluppati dall’artista durante tutta la sua carriera.


[1] Maurizio Calvesi, Le due avanguardie. Dal futurismo alla pop art, Laterza,  Bari 2004, p.205.

 

Testo Esteso: 

L’opera appartiene al gruppo presentato dall’artista in occasione della mostra “Collezione Privata. Pictura in Urbe” curata dal critico d’arte Lucio Barbera nel 1988. L’esposizione, corredata da un poderoso catalogo, raccoglieva artisti giovani e meno giovani del secondo Novecento messinese, con alcuni spunti di riflessione che rimangono ancora oggi validi. In questo senso, Paesaggio Eoliano può essere considerata un’opera abbastanza esemplificativa dell’articolata poetica di Alfredo Santoro, frutto di una personale rielaborazione di espressionismo, surrealismo e luminosità mediterranea.In realtà tale rielaborazione si pone perfettamente dentro quel grande contenitore di linguaggi che è l’Informale e che, di fatto, costituirà il tronco centrale in cui s’innesteranno tutte le successive elaborazioni dell’arte contemporanea. La ragione di questa genitura plurima dell’Informale non è il mero frutto di una conseguenza ininterrotta di evoluzioni stilistiche, quanto il mutamento culturale, se non antropologico, dell’uomo del Novecento. “La coscienza di essere nel mondo ha avuto un ritorno imperioso e ogni evasione è soffocata da un sentimento di un quotidiano destino cui siamo, più o meno drammaticamente vincolati.” E continua Calvesi in Le due avanguardie: “I quadri s’identificano con la nostra vita, sono, anche, l’espressione di una relatività del nostro esistere, che non ha punti di riferimento assoluto. L’opera d’arte è il vivere stesso; e serve a vivere, è forse una possibile terapia. Più specificamente e profondamente che non nel passato, essa funziona per chi la fa, prima di funzionare per gli altri. Onde la carica di individualità e di relatività che essa contiene più che mai esasperata; ed è esasperata in tal senso, l’artisticità.”[1]  Si tratta di un’individualità e di una relatività valida sia per le centrifughe composizioni e la “veemenza” di Santoro (Giuffrè 1980), sia per il ritmo cangiante dei temi e dei toni sviluppati dall’artista durante tutta la sua carriera. D’altra parte la dimensione psicologica ed espressiva di Santoro è sottolineata dallo stesso Barbera nel catalogo della mostra, anche quando le opere presentate sono, in verità, assai più miti dell’inquietante Frammenti d’Insetto, realizzato dall’arista appena un anno prima. La potente vena surrealista, l’espressionismo drammatico di certi suoi frequenti animali, e la costante presenza di simboli chiaramente riferibili ad archetipi psicologici (la luna, il sole, il toro etc.) non devono però far perdere di vista il valore intrinsecamente pittorico della sua arte. Paesaggio eoliano è un’opera costruita interamente dal colore, che ha certi prospettivismi del cubismo, ma soprattutto che utilizza abilmente il tema del notturno per una sinfonia di accostamenti e accordi cromatici composti da una grande varietà di segni, tratti, sbuffi, e zone di variata intensità luminosa di grande effetto poetico. In queste modalità, il notturno tornerà nella produzione successiva (Pesca notturna, 1991) con una messa a fuoco sempre maggiore, fino ai “sogni lucidi” della personale Giardini Mediterranei (2004) curata da Caterina Giannetto, in cui, effettivamente, l’espressionismo fa posto a una scansione netta e dettagliata dei numerosi strati di immagini e suggestioni con cui l’arista crea le sue romantiche ed enigmatiche visioni.

 


[1] Maurizio Calvesi, Le due avanguardie. Dal futurismo alla pop art, Laterza,  Bari 2004, p.205.

 

Galleria Immagini: 

Alfredo Santoro, Paesaggio eoliano, 1988.

  • Alfredo Santoro: Paesaggio eoliano, 1988, acrilico su tela, 120 x 80 cm.
Credits: 
Da: Collezione Privata. Pictura in Urbe, Catalogo della mostra alla Fiera di Messina, a cura di Lucio Barbera, Comune di Messina, 1988
Gallerie Immagini Secondarie: 

Gallerie Opere Alfredo Santoro

  • AAlfredo Santoro: Frammenti d'insetto, 1987, acrilico su cartone, 70 x 100 cm.
  • Alfredo Santoro: Paesaggio Eoliano, 1988, acrilico su tela, 120 x 80 cm,
  • Alfredo Santoro: senza titolo, 1978, tecnica mista su carta.
  • Alfredo Santoro: senza titolo, 1975, tecnica mista su carta.
  • Alfredo Santoro: senza titolo, 1981, tecnica mista su carta.
  • Alfredo Santoro: Paesaggio Eoliano, 1988, acrilico su tela, 120 x 80 cm.
  • Alfredo Santoro: pesca notturna, 1991,olio e acrilici su tela, 135 x 154 cm.
  • Alfredo Santoro: Eclisse, 2004, acrilico su tela, 110 x 90 cm.
Credits: 
Courtesy Magika e Alfredo Santoro
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