Guido Viola

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Guido Viola, ingegnere di grandissima sensibilità architettonica è fratello di un Prefetto che diviene dirigente amministrativo del Partito Nazionale Fascista. Una parentela che gli permetterà ampia visibilità nel mondo politico e la possibilità di accedere a incarichi di opere pubbliche di prestigio. Nel 1930 partecipa assieme ai colleghi Autore, Samonà e Leone al concorso bandito dal Podestà relativo alla progettazione della facciata tipo della nuova Palazzata di Messina e tra ventinove concorrenti, risulta vincitore. Il progetto prevede una successione di tredici isolati che ricordano l'antica palazzata riveduta alla luce delle moderne norme antisismiche. Motivazione del progetto, risulta essere "lo spirito di sobria e ritmica monumentalità ed il criterio architettonico generale informato ad una felice fusione di modernità di spirito con italianità tradizionale di forme, basato su un'alternanza di partiti verticali con partiti orizzontali molto felicemente trovata per evitare i pericoli della monotonia lungo il fronte". Guido Viola continua a collaborare con Giuseppe Samonà rapporto che si intensifica proprio negli anni della progettazione dell’edificio dell’INFAIL. Realizzano, tra gli altri in quel periodo, il Palazzo Littorio di Messina (1936-38) e partecipano a diversi concorsi nazionali con positivi risultati.
Insieme definiscono uno stile che cerca di conciliare tre esigenze richieste dal committente pubblico, ma non sempre facilmente componibili: la novità, la classicità e la mediterraneità. Mussolini, infatti, anche se non appoggia esplicitamente l’architettura moderna tuttavia non la rinnega, e la incoraggia quando riesce a esprimere il carattere rivoluzionario del suo movimento. Tuttavia, al vigore innovativo, Mussolini antepone la monumentale tradizione imperiale e, insieme, le forme che rivendicano le radici nazionali: marine, solari, diverse da quelle algide e intellettualistiche del razionalismo nordico.