Isolato 242 del PR di Messina - Cinema Olimpia

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Testo Ridotto: 

Il cinema Olimpia venne realizzato in via Degli Amici tra il 1951 ed il 1955 nel secondo comparto dell’isolato 242 su progetto dell’architetto messinese Filippo Rovigo. Si tratta di una serie di interventi che l'architetto realizzò a partire dagli anni '50 e che riguardarono sia opere pubbliche che residenze private in cui si percepisce la continua ricerca di un ordine compositivo che sovrintenda alla realizzazione. Qui l'architettura è caratterizzata da un linguaggio moderno che, recepita la lezione razionalista, predilige l'uso di materiali come il vetro che amplificano le suggestioni che si trovano indagando il rapporto interno-esterno.

Testo Medio: 

Il cinema Olimpia venne realizzato in via Degli Amici tra il 1951 ed il 1955 nel secondo comparto dell’isolato 242 su progetto dell’architetto messinese Filippo Rovigo. Si tratta di una serie di interventi che l'architetto realizzò a partire dagli anni '50 e che riguardarono sia opere pubbliche che residenze private in cui si percepisce la continua ricerca di un ordine compositivo che sovrintenda alla realizzazione. Qui l'architettura è caratterizzata da un linguaggio moderno che, recepita la lezione razionalista, predilige l'uso di materiali come il vetro che amplificano le suggestioni che si trovano indagando il rapporto interno-esterno. In pianta, lo spazio rettangolare disponibile per la costruzione viene ridotto a quadrato attraverso la sottrazione dell’area riservata alla hall con i relativi servizi ed organizzando la sala di proiezione Il cinema in modo da sfruttare la diagonale del quadrato disponibile. Il risultato è di significativo effetto formale anche per il ricorso al trattamento dei particolari. Il linguaggio di Rovigo è evidente nel trattamento dei dettagli che sono evidenziati nei loro reciproci rapporti e risultano evidenti sia attraverso le scelte dei materiali utilizzati che attraverso le caratterizzazioni formali.

Testo Esteso: 

Il cinema Olimpia venne realizzato in via Degli Amici tra il 1951 ed il 1955 nel secondo comparto dell’isolato 242 su progetto dell’architetto messinese Filippo Rovigo. Si tratta di una serie di interventi che l'architetto realizzò a partire dagli anni '50 e che riguardarono sia opere pubbliche che residenze private in cui si percepisce la continua ricerca di un ordine compositivo che sovrintenda alla realizzazione. Qui l'architettura è caratterizzata da un linguaggio moderno che, recepita la lezione razionalista, predilige l'uso di materiali come il vetro che amplificano le suggestioni che si trovano indagando il rapporto interno-esterno. In pianta, lo spazio rettangolare disponibile per la costruzione viene ridotto a quadrato attraverso la sottrazione dell’area riservata alla hall con i relativi servizi ed organizzando la sala di proiezione  Il cinema in modo da sfruttare la diagonale del  quadrato disponibile. Il risultato è di significativo effetto formale anche per il ricorso al trattamento dei particolari. Il linguaggio di Rovigo è evidente nel trattamento dei dettagli che sono evidenziati nei loro reciproci rapporti e risultano evidenti sia attraverso le scelte dei materiali utilizzati che attraverso le caratterizzazioni formali. L’ingresso alla hall del cinema risulta sottolineato dall’arretramento della parete che impiega un diaframma di vetro e che risulta coperta da un’abbondante pensilina con andamento spezzato e dotata di veletta in cemento armato. In corrispondenza dell’ingresso la presenza di un pilastro ottagonale che sfonda l’angolo dell’edificio a partire dal piano del marciapiede per raggiungere la copertura conferisce una direzionalità garantendo una significativa qualità formale. La destinazione d’uso è anche residenziale essendo ricavata al di sopra della hall del cinematografo, la residenza padronale. Il basamento nel quale trovano posto sia l’ingresso che le porte per le uscite di sicurezza del cinematografo sono caratterizzati da un colore grigio che tenta malamente di imitare l’originario impasto di graniglie di cemento, che risulta visibile solo in limitate superfici dell’intradosso della pensilina. Lo sviluppo dei prospetti affida la sua caratterizzazione ad intonaci lisci di colore bianco utilizzate come una sorta di tela nella quale la disposizione delle bucature di porte e finestre e gli aggetti dei minuscoli balconcini, costituiscono altrettante citazioni che manifestano i rapporti del progettista messinese con il linguaggio utilizzato dall’architettura moderna in Europa. Anche la scritta che individua il nome del cinema è frutto di un piccolo progetto che, attraverso la sua semplicità individua nuovi significati al termine bellezza, constando ciascuna lettera di un lamierino sagomato che, illuminato dall’interno con normali lampadine, lascia fuoriuscire la luce attraverso i bordi delle singole lettere. I quattro prospetti, per la diversità delle funzioni attribuite alla torre di quattro livelli corrispondente all’ingresso ed alla sala del cinematografo, risultano essere diversi tra loro ed anche il filo che li collega insieme è costituito dall'elegante semplicità con la quale sono trattati i diversi elementi caratterizzanti le facciate. 

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