Antonio Giocondo

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Antonio Giocondo inizia il suo percorso artistico prima come fotografico, e, dopo un apprendistato con Enzo Celi, come grafico. Nel 1989 viene premiato al concorso organizzato da La Palazzata, presenta per l’occasione tecniche miste su carta, trattate a ecoline e matita, composte di parole incompiute e accesi campi cromatici. Dalla fine degli anni Novanta si cimenta anche nella pittura, dove l’impianto grafico a contatto con tela assorbe le suggestioni pop di Warhol e Lichtenstein.  “Creo due tipi di quadri essenzialmente: uno in cui si nota solo il colore e l’altro in cui la parola fa da padrona. Ho iniziato con il quadro “Red” (Rosso) in cui il colore predominante è poi il blu, un controsenso, così come il quadro “Eleventh” (Undicesimo) in cui ho realizzato invece dodici crocette. Sono tutti svaghi con cui mi piace far ragionare chi osserva le opere e vederne la reazione. Le parole compongono un gioco sottile, un modo per calamitare l’attenzione.”[1]. Con Stello Quartarone, nel luglio del 2011 si dedica al restyling delle pensiline del Tram di Piazza Unione Europea, nel marzo del 2013 organizza la mostra “Artisti centopercento” al Teatro Vittorio Emanuele, che ha il merito di raccogliere ventinove artisti della città, nell’agosto del 2013 è ideatore, sempre insieme con Stello Quartarone, della manifestazione “Prigionieri dell’arte” presso l’ex carcere di Rometta (Me). Nel luglio di quell’anno, in occasione della manifestazione “Archinotte”, personalizza insieme ad altri ventotto artisti, altrettante panchine dell’ex Fiera di Messina in una bella iniziativa nel solco di quella generosa creatività che contraddistingue l’operato di Antonio Giocondo.

 


[1] Intervista di Katia Portovenero ad Antonio Giocondo su http://www.infooggi.it/articolo/inart-intervista-ad-antonio-giocondo/45605/

 

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