Claudio Militti

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Nato a Messina nel 1945, Claudio Militti esordisce con una collettiva nel 1962, exploit nel solco di un personale astrattismo che sarà il linguaggio prediletto, ma non esclusivo, della sua lunga carriera. Il 1962 è anche l’anno del suo insediamento come docente di educazione artistica per la scuola pubblica, in un momento che lo vede molto attivo nelle collettive messinesi, con diverse selezioni della Tavolozza d’oro 1964 e nel 1970, alle collettive del Fuci del 1966 e del 1969. Nel 1970 è tra i fondatori del gruppo “Arteincontro”, nella cui galleria terrà la sua prima personale nel 1973. In questi anni la sua pittura si alimenta di tecniche sperimentali: dai collages, all’inserimento di brani di cartone. Nel 1975 viene premiato con la Tavolozza d’Oro, sarà quindi presente in molte collettive cittadine, tenendo una personale a Palermo nel 1978. La fine degli anni ’70 lo vede approfondire ulteriormente il suo interesse materico per la carta, il cartone, la carta velina etc. Nel 1982 presenterà una personale alla galleria il “Grifone” con il titolo molto esplicito de Le mie Carte. Di fatto, Militti porta in mostra le composizioni pittoriche i cui supporti cartacei sono stati realizzati per intero dallo stesso artista, riciclando materiale esistente, secondo uno spirito anticipatore di tendenze e processi oggi molti diffusi. Nel 1987 tiene una personale nei locali de La Palazzata, presentata da Teresa Pugliatti, con il titolo i Colori della luce. Dipingendo su carta industriale, Militti realizza una serie di studi sulla luce e la dialettica tra le forme e il colore, pieni e vuoti, secondo quella sintesi molto netta e strutturata che caratterizza la sua pittura.  Più tardi si dedica anche alla produzione di ceramiche, con cui partecipa annualmente alla mostra di presepi della Fondazione Mazzullo, cimentandosi pure nella lavorazione del vetro e delle foglie d’oro che inserisce nelle sue opere.  Nel 2011 presenta la mostra Utopie, esito di un biennio di lavoro 2009 – 2011 maturato intorno ai solidi concetti di Militti:, materia - forma – colore, ampliati dall’uso del cemento e dell’intonaco dalle invitanti sollecitazioni tattili, cifre specifiche di quest’artista schivo e modesto quanto tecnicamente e artisticamente valente. “Claudio Militti, chiuso nella sua piccola fucina in un angolo trascurato del profondo Sud, con le sue Utopie non si è distinto per i “caldi colori della Sicilia” o per “il sole Mediterraneo”, per la “luce dell’Isola”, ma per la capacità di trasfigurare la materia, di compiere una metamorfosi nella quale l’ordinaria colla, il povero stucco, l’umile sabbia, il semplice materiale sono diventati oggetti e soggetto dell’opera, grazie a una misteriosa alchimia che noi chiamiamo Arte”[1].

 


[1] Katia Giannetto, Utopie, brochure della mostra alla Galleria Orientalesicula 7puntoarte, 12 – 24 Novembre 2011.

 

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