Giuseppe Mazzullo

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Nato nel piccolo paesino di Graniti (Me) nel 1913, figlio di un capomastro e di una casalinga, studiò prima da sarto a Taormina e poi a Perugia, dove frequentò l’Accademia delle belle arti, entrando in contatto con la scultura del ‘400 e con le nuove tendenze dell’arte contemporanea. Realizza alcuni monumenti ai caduti della Prima Guerra Mondiale per le cittadine siciliane di Francavilla e Gaggi. Nel 1935 espone alle II Quadriennale, mentre nel 1939 si trasferisce definitivamente nella capitale dove trova un ambiente stimolante e a lui congeniale tra gli intellettuali della città. La sua casa diventa un luogo d’incontro per scrittori e artisti antiregime: Ungaretti, Zavattini, Sinisgalli. Raphael Alberti, Eluard, Neruda, e tra i siciliani Guttuso e Sebastiano Carta di cui realizzerà uno splendido ritratto. Nel 1941 completa il suo bassorilievo per i Palazzi INPS dell’E42 con il tema Roma Contro Cartagine. Nominato docente di plastica all’Istituto d’arte di Roma, vede la sua prima personale nel 1945 presso la galleria La Margherita. Dopo un primo avvicinamento alle tendenze internazionali evidente nelle opere in mostra alla galleria Il Secolo di Roma (Ritratto di Mariolina, Donna accovacciata, Donna incinta) Mazzullo abbraccia il realismo sociale, che lo vede presente alla XXV biennale di Venezia con l’opera Donna che sventra il Pesce ora alla Kunst Galerie di Berlino. Al termine degli anni ’50 lo scultore siciliano approfondisce la sua concezione spaziale sperimentando forme e materiali diversi, come il legno e la pietra. E’ l’epoca dell’informale e Mazzullo interpreta suo modo la nuova tendenza dell’arte contemporanea lavorando a figure imperfette, dalle superfici aspre, appena sbozzate, come la Testa (1958) ora di proprietà del Comune di Messina, o la Donna che si scalda (1959). La sua fama cresce e la sua attività vede anche alcune escursioni nel campo dell’editoria, con le illustrazioni per i Canti di Leopardi (edizione del 1962). In questo periodo le sue sculture assomigliano più a reperti di scavo che a opere finite: la suggestione michelangiolesca è totale anche per le torsioni di Fucilati (1962-63). Dopo la medaglia d’oro del Senato avuta per il Busto di Benedetto Croce (1966), l’istituto di storia dell’arte di Pisa, diretto da Carlo Ludovico Ragghianti, gli organizzò una personale grafica con sessanta disegni, mentre il Comune di Messina gli dedicò una vasta antologica con opere che andavano dal 1930 al 1967. Nel 1970 espone con grande successo al Bauzentrum di Amburgo e al Musée Rodin di Parigi, sancendo il suo definitivo trionfo sulla scena internazionale. Alla metà degli anni ’70 torna stabilmente in Sicilia, con una ricca serie di presenze presso le istituzioni dell’Isola. Nel 1981 scrive anche un libro di memorie, Storie dell’Alcantara, mentre sue illustrazioni corredano Dal Diario Di Pier Paolo Pasolini (1979). Sempre nel 1971 dona alla città di Taormina una trentina di opere che ancora oggi sono custodite al Palazzo dei Duchi di Santo Stefano sede della fondazione Giuseppe Mazzullo. La sua ultima mostra si celebrò nel 1988 nel complesso di San Michele a Ripa, nello stesso anno della morte, avvenuta a Taormina il 29 agosto del 1988.  

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