Salvatore Pugliatti

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Intellettuale dagli interessi multiformi, Salvatore Pugliatti è stato un insigne giurista, ma anche un fine musicologo e un letterato, oltre che un infaticabile organizzatore e attivista culturale. Ai suoi scritti giuridici, si affianca così una consistente produzione dedicata alla musica, all'arte e alla letteratura, che ne rivelano lo sguardo attento al mondo poetico di autori come Quasimodo, Vann'Antò, Nino Pino. Lo stesso Quasimodo, insieme ad un altro celebre messinese d'adozione, Giorgio La Pira, e al futuro editore Antonino Giuffrè, fu suo compagno di scuola, all'Istituto tecnico Jaci, dove Pugliatti, che proveniva da una famiglia di umili origini, si diploma in ragioneria, conseguendo poi anche la licenza liceale. Si laurea in giurisprudenza nel 1925 nell'ateneo messinese, dove, a soli 28 anni, diventa professore di diritto civile, quindi preside di facoltà nel 1934 e, nel 1957, rettore, in carica sino al 1975. Negli anni Trenta collabora con riviste e figli letterari come «La nave», «Solaria», «Fiera Letteraria», ed è protagonista di iniziative culturali tra le quali il Teatro Sperimentale di Messina. Il sodalizio con Quasimodo, che lo evoca nella “lieve brigata” di Vento a Tindari, si rafforza nell’esperienza dell’Ospe, la libreria di Antonio Saitta che ospitava la Galleria d'Arte "Il Fondaco" ed era un importante punto di riferimento per gli intellettuali messinesi. Attorno ad essa si concentrava, infatti, quel fervore culturale che aveva, tra i principali promotori di iniziative dedicate all’arte nella città dello Stretto, non solo Pugliatti e Quasimodo, ma anche Vann'Antò e La Pira, Caproni e Debenedetti. Da questa compagnia, che univa docenti universitari, pittori, poeti, letterati, musicologi provenienti anche da altre città, nacque il convivio culturale e gastronomico noto come “Accademia della Scocca”, con l’idea di celebrare in trattoria le riunioni per il conferimento di onorificenze e dignità agli accademici, durante cene all'insegna dell'arte e della cucina. Pugliatti ha lasciato un'eredità intellettuale che ha contribuito alla storia del pensiero giuridico italiano, consegnando anche una fondamentale testimonianza culturale dedicata ai protagonisti messinesi del Novecento letterario.

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