Antonio Bonfiglio

Biografia: 

Nato a Messina il 16 gennaio 1895, Antonio Bonfiglio fu un noto e apprezzato scultore. A tredici anni era già a “scuola” del maestro Saccà, valente intagliatore del legno. Dopo il terremoto del 1908, avendo perso tutta la famiglia, si trasferì a Catania dove fu per quattro anni allievo della scuola “Arte e Mestieri”,  proseguendo con il maestro Garuglieri lo studi sull’intaglio. Nel 1912 si trasferisce a Roma per seguire i corsi di Plastica e Architettura del Museo. Dopo aver partecipato al primo conflitto mondiale come soldato, nel 1922 ottenne il titolo di Professore di Disegno Architettonico dell’Istituto di Belle Arti Roma, tornando nella sua città natale solo tre anni più tardi. I suoi progressi nella modellazione lo fecero eccellere anche nella lavorazione della creta e del bronzo, il nobile materiale della scultura Il Cieco con cui partecipò alla XVI biennale di Venezia. Nel 1929 gli venne conferita la medaglia d’oro all’esposizione Nazionale di Reggio Calabria, contestualmente al suo lavoro per il Tribunale messinese progettato da Piacentini. Le commissioni pubbliche divennero numerose ed incalzanti, a testimonianza di un talento riconosciuto e di un linguaggio tanto apprezzato da divenire una delle voci principali della decorazione architettonica post terremoto.  Sua è la commovente scultura posta sul sarcofago del monumento dedicato al milite ignoto all’interno del Sacrario di Cristo Re (1937), e il monumento a Stefano Cutugno posto all’ingresso della sede del Comando Provinciale della Guardia di Finanza. Numerose le personali e le sue presenze alla Biennale, ininterrotte fino alle XXIV edizione. Suo è il ritratto di Antonio Martino posto davanti alla fontana Senatoria, suo il Ritratto di Antonello da Messina che accoglie il visitatore sulle scale di Palazzo Zanca. Alla XVIII Biennale di Venezia presenta il suo bellissimo ed epico Colapesce, bronzetto poi entrato nelle collezioni del Comune di Messina e ora presente nell’esposizione della Gamm, un tempo pensato per occupare la fontana della stazione ferroviaria, ancora oggi anonimo e sporco cratere cementizio. Realizzerà pure il busto di Ludovico Fulci per l’omonima piazza, e l’ardimentoso monumento a Luigi Rizzo (1965), la statua di San Francesco d’Assisi (1963) sul sagrato antistante la chiesa omonima, sul viale Boccetta. Altre importanti opere sono il celebre bassorilievo dell’I.N.A., un tempo Palazzo Littorio, raffigurante Operai intenti alle opere di ricostruzione della città dopo il terremoto (1939), il puttino acquaiolo della fontana Arena, alcuni busti di personaggi illustri nell’elegantissimo vestibolo della Camera di Commercio, la decorazione con festoni, teste leonine e aquile del Tribunale, alcuni fregi di Santa Caterina Valverde. Prolifica la sua produzione per il Camposanto con il Monumento Giacone (1924), la figura dolente per i coniugi Mangano Garufi (1927), la Madonna col Bambino per il monumento a Concetta Mondello Andrò (1931), trafugato nel 1999, il busto a Francesco Lo Sardo (1932) e molti altri.  Suoi pure i putti per la fontana della villa Bellina a Catania, e il rilievo marmoreo della madonna dell’Assunta sulla facciata della chiesa madre di Castell’Umberto. Dopo una vita ricca di impegni, premi e pubblici riconoscimenti, Bonfiglio si spegnerà a Condrò nel 1995, quasi dimenticato. 

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