Messina Cola a Pesce

Testo Ridotto: 

Presentata al pubblico in occasione dell'evento culturale "Quasivive" dell'Ottobre 2011, questa ministoria illustrata traccia il profilo mitico di Colapesce, scomponendone e ricomponendone la leggenda in chiave contemporanea, con il preciso intento di evidenziare e denunciare le odierne problematiche di carattere etico e sociale.

Testo Medio: 

Presentata al pubblico in occasione dell'evento culturale "Quasivive" dell'Ottobre 2011, questa ministoria illustrata traccia il profilo mitico di Colapesce, scomponendone e ricomponendone la leggenda in chiave contemporanea, con il preciso intento di evidenziare e denunciare le odierne problematiche di carattere etico e sociale. Nel porre l’accento sul contributo negativo di alcune responsabilità politiche, l'autore, che firma disegni, soggetto e sceneggiatura, manifesta la duplice natura del legame che lo ancora al territorio d’appartenenza: per un verso, vilipeso nell’ormai opaca tradizione da riscattare; per l’altro, tracciato e riproposto quale porto crudele da abbandonare per sfuggire alla sorte di un lento ma progressivo decadimento. Nel ripercorrere le nervature delle radici culturali ed emotive della terra d’origine, l’intera storia utilizza solo alcuni elementi della leggenda classica, rielaborando l’icona eroica del personaggio centrale. Figura radicata nell’immaginario collettivo, rimodellato nella sua versione aggiornata, Cola, pur presentando i tratti somatici del saraceno morigerato, parzialmente trasmutato in essere anfibio a causa della lunga permanenza nell’ambiente sottomarino, incarna il tipico anti-eroe stufo della sua perpetua condizione.

 

Testo Esteso: 

Presentata al pubblico in occasione dell'evento culturale "Quasivive" dell'Ottobre 2011, questa ministoria illustrata traccia il profilo mitico di Colapesce, scomponendone e ricomponendone la leggenda in chiave contemporanea, con il preciso intento di evidenziare e denunciare le odierne problematiche di carattere etico e sociale. Nel porre l’accento sul contributo negativo di alcune responsabilità politiche, l'autore, che firma disegni, soggetto e sceneggiatura, manifesta la duplice natura del legame che lo ancora al territorio d’appartenenza: per un verso, vilipeso nell’ormai opaca tradizione da riscattare; per l’altro, tracciato e riproposto quale porto crudele da abbandonare per sfuggire alla sorte di un lento ma progressivo decadimento. Nel ripercorrere le nervature delle radici culturali ed emotive della terra d’origine, l’intera storia utilizza solo alcuni elementi della leggenda classica, rielaborando l’icona eroica del personaggio centrale. Figura radicata nell’immaginario collettivo, rimodellato nella sua versione aggiornata, Cola, pur presentando i tratti somatici del saraceno morigerato, parzialmente trasmutato in essere anfibio a causa della lunga permanenza nell’ambiente sottomarino, incarna il tipico anti-eroe stufo della sua perpetua condizione. Riproposto in forma provocatoria, il moderno Cola è portatore del dubbio iconoclastico a lui connesso: dopo secoli di immersione nelle profonde acque dello Stretto, animato dalla curiosità di sapere come sia la vita sulla terra ferma, decide di smettere di reggere la colonna sulla quale si poggerebbe metaforicamente la stabilità della bella Trinacria, per riemergere nella zona di Torre Faro a Messina. Qui decide di arrampicarsi fino la sommità del Pilone, luogo idealtipico dal quale, in funzione del cambiamento del punto di vista e del conseguente ampliamento della visuale, diviene testimone inesorabile della cruda realtà. La visuale, percorrendo un movimento filmico, muove una panoramica su tutte le brutture e le storture della città, mostrandone la pesantezza monolitica e il senso di irrimediabilità.
L’efficacia espressiva è restituita dall’inserimento simbolico delle figure in determinati spazi e dal loro movimento all’interno di essi, dove incuria, inciviltà, disumanità corrompono lo sguardo innocente del protagonista inducendolo ad abbandonare la sua stoica missione. Messina crolla per prima e Cola fugge lontano inabissandosi con un emblematico tuffo liberatorio.

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Pagine, 8
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