Giovanni Nicolini: Monumento ai Caduti, 1936.

Testo Ridotto: 

Il monumento ai Caduti della Prima Guerra Mondiale fu realizzato dallo scultore Giovanni Nicolini nel 1936 sulla allora neonata, Piazza Municipio di Messina. Il monumento raffigura su un alto podio tre sculture in bronzo: avanti, a capo scoperto, un fante, con ai lati un aviere e un marinaio.  Ai lati della stele sono presenti due basso rilievi con cavalieri e fanti al seguito di vittorie alate. Il monumento, danneggiato dalle bombe alleate durante la seconda guerra mondiale, nel 1950 è stato arricchito di una lapide che ricorda le vittime dell’ultimo conflitto.  

Testo Medio: 

Il monumento ai Caduti della Seconda Guerra Mondiale fu realizzato dallo scultore Giovanni Nicolini nel 1936 sulla allora neonata, Piazza Municipio di Messina. Il monumento raffigura su un alto podio tre sculture in bronzo: avanti, a capo scoperto, un fante, con ai lati un aviere e un marinaio.  Ai lati della stele sono presenti due basso rilievi con cavalieri e fanti al seguito di vittorie alate. Il monumento, danneggiato dalle bombe alleate durante la seconda guerra mondiale, nel 1950 è stato arricchito di una lapide che ricorda le vittime dell’ultimo conflitto.  Il complesso architettonico e scultoreo di Nicolini suggella la ricostruzione della città che il fascismo vantò tra i suoi meriti per bocca di Mussolini stesso proprio in questa piazza nel 1937, in occasione della sua venuta a Messina.  Le tre figure marziali svettano sulla sommità del podio rivestito in marmo rosso, immortalati in una posa eroica, ancora carica di ardore e tensione guerresca. Il fante, a capo scoperto, è posto in avanti rispetto ai due militari e il suo mantello sembra ingrossarsi per il soffiare del vento. Questa figura è posta in maggiore evidenza, rispetto alle altre due, per via del grande tributo di sangue che i fanti italiani, per lo più contadini e operai, versarono nelle trincee della Grande Guerra. Un tributo che il fascismo voleva fosse ricordato come eroico e trionfante, specialmente in connessione con la nascita dell’Impero coloniale, avvenuta proprio nel maggio del 1936. In realtà, tutto il monumento è una sorta di manifesto del Fascismo, una sua riproposizione celebrativa. Concepito come altare – podio, l’opera, che richiama la forma del fascio, è, anche, un palco per tenere discorsi dalla possente balaustra, mentre nella parte retrostante una ripida scala conduce a un basamento dove sono deposti fiori e corone d’alloro in occasione di celebrazioni civili e militari. Ai lati della struttura Nicolini immagina due bassorilievi con cavalieri e fanti al seguito di vittorie alate. 

Testo Esteso: 

Il monumento ai Caduti della Seconda Guerra Mondiale fu realizzato dallo scultore Giovanni Nicolini nel 1936 sulla allora neonata, Piazza Municipio di Messina. Il monumento raffigura su un alto podio tre sculture in bronzo: avanti, a capo scoperto, un fante, con ai lati un aviere e un marinaio.  Ai lati della stele sono presenti due basso rilievi con cavalieri e fanti al seguito di vittorie alate. Il monumento, danneggiato dalle bombe alleate durante la seconda guerra mondiale, nel 1950 è stato arricchito di una lapide che ricorda le vittime dell’ultimo conflitto.  Il complesso architettonico e scultoreo di Nicolini suggella la ricostruzione della città che il fascismo vantò tra i suoi meriti per bocca di Mussolini stesso proprio in questa piazza nel 1937, in occasione della sua venuta a Messina.  Le tre figure marziali svettano sulla sommità del podio rivestito in marmo rosso, immortalati in una posa eroica, ancora carica di ardore e tensione guerresca. Il fante, a capo scoperto, è posto in avanti rispetto ai due militari e il suo mantello sembra ingrossarsi per il soffiare del vento. Questa figura è posta in maggiore evidenza, rispetto alle altre due, per via del grande tributo di sangue che i fanti italiani, per lo più contadini e operai, versarono nelle trincee della Grande Guerra. Un tributo che il fascismo voleva fosse ricordato come eroico e trionfante, specialmente in connessione con la nascita dell’Impero coloniale, avvenuta proprio nel maggio del 1936. In realtà, tutto il monumento è una sorta di manifesto del Fascismo, una sua riproposizione celebrativa. Concepito come altare – podio, l’opera, che richiama la forma del fascio, è, anche, un palco per tenere discorsi dalla possente balaustra, mentre nella parte retrostante una ripida scala conduce a un basamento dove sono deposti fiori e corone d’alloro in occasione di celebrazioni civili e militari. Ai lati della struttura Nicolini immagina due bassorilievi con cavalieri e fanti al seguito di vittorie alate. Nel bassorilievo di sinistra, in nudità eroica, le figure virili si dirigono verso la Vittoria ordinatamente, quasi in una sorta di danza meccanica con le braccia protese verso l’unico obiettivo. Uno dei modelli è sicuramente il fregio dei cavalieri di Fidia per il Partenone, di cui, però, Nicolini non emula il vitale naturalismo, a favore dell’arcaismo muscolare e imponente caro all’arte di regime. Il fregio di destra, col medesimo soggetto, ricorda esplicitamente, nel saluto romano del gruppo di soldati, le parate e i riti laici del Fascismo, di cui il monumento stesso era uno dei principali teatri. Proprio in questo senso, potrebbe leggersi tutta quest’opera di Nicolini: una sorta di macchina celebrativa e propagandistica, che tributando gli onori ai morti della I guerra mondiale, ne legge il sacrificio nell’ottica militarista e aggressiva dell’allora trionfante regime e dello sbandierato “Impero” italiano[1]. Tuttavia, il giudizio storico politico non può inficiare l’alto valore artistico di queste sculture, di cui, in verità, i bassorilievi sono oggi le opere maggiormente godibili, a causa del degrado della patina bronzea dei tre militari sul podio. Pur nell’iconografica rigidità, Nicolini mantiene la morbidezza della sua linea dai passaggi plastici controllati e lucidi, secondo quello stile ben rappresentato dalla Fonte Gaia (1928) e che è il frutto del contatto con l’opera di Rodin e con il movimento liberty.  Oggi il monumento svetta sulla piazza incorniciato dalla vegetazione, che, di fatto, ha pian piano smorzato il senso di maestosa verticalità voluto dall’artefice, e che, in parte, ancora oggi dialoga con il palazzo Littorio (1940) di Samonà e Viola, la stele della Madonnina e il campanile del Duomo.

 


[1] “La spettacolarizzazione della vita politica durante il regime fascista non rappresentava né un momento episodico né un’appendice pittoresca del progetto totalitario, ma costituiva la base e il presupposto della strategia politica del regime. Fin dalla sua fondazione, il fascismo si era imposto non solo come un movimento politico ma come un partito attraversato da una sorta di fideismo, consacrato al culto della nazione e alla missione di trasformare il popolo italiano, forgiandolo e disciplinandolo secondo la propria dottrina.[…] Attraverso l’affermazione di una pratica <<liturgica>> della sua dottrina e al trasformazione dei sudditi in <<fedeli>> il fascismo avrebbe dovuto quindi rappresentare non solo una concezione politica ma il nuovo verbo da diffondere fra tutti gli italiani per prepararli alla sfida imposta dall’epoca moderna e far valere il primato italiano nel mondo”. Da Antonella Russo, il fascismo in mostra, Editori Riuniti, Roma, 1999, p. 5. 

 

Galleria Immagini: 

Giovanni Nicolini: Monumento ai Caduti, 1936.

  • Giovanni Nicolini: Monumento ai Caduti, 1936.
  • Giovanni Nicolini: fregio di sinistra del Monumento ai Caduti, 1936.
  • Giovanni Nicolini: Monumento ai Caduti, 1936.
Credits: 
Courtesy Stefano Vigolo
Gallerie Immagini Secondarie: 

Galleria Opere Giovanni Nicolini

  • Giovanni Nicolini: Fonte Gaia, 1928, bronzo, Villa Borghese, Roma.
  • Giovanni Nicolini: Monumento ai Caduti, 1924, Sant'Agnello (Na). Foto di Gianni Porcellini
  • Giovanni Nicolini: Monumento ai caduti, 1936, Piazza Unione Europea di Messina.
  • Giovanni Nicolini: Monumento Faranda,s.d., su progetto di Cesare Pizzicapia,Cimitero Monumentale di Messina.
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