Giuseppe Vanadia

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Giuseppe Vanadia è nato nel 1909 a Tortorici da una famiglia di piccoli proprietari terrieri. A causa dello  scarso rendimento scolastico fu iscritto al collegio di Patti, città che fu sua residenza durante gli anni del Liceo e dell’Università vissuti da pendolare tra la città tirrenica e Messina. Iscrittosi alla Facoltà di Ingegneria dell’ateneo messinese, cambierà indirizzo laureandosi in matematica.   Causa della scelta  l’incontro con Isolina Scuderi, l’insegnante di matematica che diventerà sua moglie nel 1938 e che condividerà con lui il trasferimento nella città dello Stretto. Isolina segnerà una tappa cruciale nel percorso di Vanadia, grazie alla moglie, nel frattempo diventato anch’egli insegnante di matematica, egli incontrerà tutti quei personaggi legati al mondo della cultura messinese che saranno determinanti per la sua parallela attività di pittore. La morte prematura della moglie nel 1942 e l’esperienza della seconda guerra mondiale  segnano una cesura nella vita di Vanadia, che nel 1945 sposerà Elsa la sorella minore di Isolina. Dopo la guerra Vanadia tornerà all’insegnamento  in una Messina nuovamente ricostruita e animata da fervidi fermenti culturali. Come riferisce Vann’Antò nella presentazione della sua mostra personale del 1951, il pittore di Tortorici si avvicina alla pittura per gioco, lavorando a piccoli dipinti nati solo per divertire la figlia Lillina. Tuttavia l’impegno diventa presto serio, grazie anche agli amici della celebre libreria dell’OSPE: Salvatore Pugliatti, Antonio Saitta,  Salvatore di Giacomo, Vincenzo Palumbo e Salvatore Castagna. Nel 1951 il pittore esordiente vince il Premio Nazionale di Pittura “Città di Messina” ex aequo con Cettina De Pasquale, il gioco diventa quindi sempre più serio e la sua pittura cambia rapidamente. Macerie, rovine, paesaggi romantici diluiti in un’atmosfera allucinata rappresentano la produzione del periodo, specchio psicologico dei disastri della guerra e del lento e faticoso cammino di normalizzazione. La ricostruzione è animata da uno speciale fermento culturale, la pittura viene intesa dall’intellighenzia italiana come uno strumento fondamentale per l’incivilimento delle masse. Vengono organizzate numerosissime esposizioni su tutto il territorio nazionale e Vanadia vi partecipa con successo, vincendo premi e raccogliendo il consenso della critica.  Il suo stile è vicino all’espressionismo legato alla vita quotidiana, tipico del periodo, tuttavia la sua personalità è palese ed egli si fa notare anche fuori dai confini locali grazie alla forza dei suoi paesaggi dirupati, dall’atmosfere cupe e inquietanti: nel 1952 vince il Premio dell’Accademia dei Filedoni di Perugia e al premio “Città di Melfi” ottiene pure la segnalazione speciale della giuria per l’opera Case tra le rocce. Il 1953 è un anno cruciale per Messina grazie alla mostra capitale su Antonello e la pittura del ‘400, nonché per I Mostra Internazionale Città di Messina che ospita i grandi nomi dell’arte e della cultura nazionale. A partire da quell’anno la pittura di Vanadia cambia soggetto abbandonando le rovine per i soggetti floreali.  Il tema diventa centrale per la sua produzione, tanto che gli amici dell’OSPE organizzano una personale solo con questi soggetti. I fiori sono il trampolino di una ricerca che diventa via via sempre più sensibile ai problemi cromatici da una parte e alla sintesi formale dall’altra. Parallelamente all’attività di pittore Vanadia lavora prolificamente alle illustrazioni per le edizioni del “Fondaco” palesando una vena grafica incisiva e modernissima (copertina di Come mare a riva di Alba Florio 1956). Sono gli anni del dibattito tra realismo e astrattismo: Vanadia non vi partecipa attivamente, tuttavia dal 1956 la sua pittura volge nettamente verso una sintesi formale e cromatica che prelude la svolta verso l’astrattismo. L’impasto denso e spesso, quasi tattile, dei suoi colori anima la serie dei Muri e dei Paesaggi cittadini, opere frutto di una tecnica ormai esperta dalla incisiva forza espressiva e dalla sorvegliate variazioni cromatiche che dominerà l’ultimo scorcio degli anni ’50 e che con Donne a riposo (1959) annuncerà lo stile definitivo di Vanadia. I soggetti rimangono gli stessi, ma prevale la sintesi formale più radicale: Strada tra colline e sol rosso, Paesaggio (1963), la sua pittura è ora stesa in spatolate ritmiche che compongono l’immagine senza alternarne la radice figurativa.  Dal 1961 l’artista è entrato ufficialmente nel gruppo degli astrattisti italiani contemporanei: viene invitato a due mostre a Perugia e Firenze organizzate allo scopo. E’ il momento di nuovi, gioiosi e puri accostamenti cromatici: Elevazione (1967), Bambino nel Bosco.  Il suo stile ormai definitivo è unanimemente apprezzato, tuttavia egli continua a sperimentare nuove soluzioni sulla base dell’ormai consolidata tecnica pittorica: le forme vengono organizzate in inusuali composizioni geometrizzanti: Ricordo di Montalbano, le forme naturali subiscono affascinanti processi di riduzione formale: Cardi. La morte prematura interrompe l’ulteriore evoluzione dell’arte del professore pittore, di cui forse è possibile intuire le traiettorie espressive nei Fiori rossi,  la tavoletta di faesite su cui Vanadia  spreme direttamente il tubetto dei colori creando grumi plastici di grande intensità cromatica. 

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