Giovanni Donato

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Una figura poco conosciuta che opera nel post terremoto del 1908 è quella dell'architetto-ingegnere Giovanni Donato. È uno dei progettisti del sistema fognario cittadino una delle opere basilari per rendere moderna la città di Messina. Si fa promotore assieme all’avvocato Macrì Pellizzeri per l’assegnazione dell’area di uno dei comparti dell’isolato 307, per il quale progetta la propria abitazione. È progettista anche dell’isolato 213, in prossimità della scalinata di S. Barbara, dove si trova un articolato impiego di apparati decorativi. Il doppio titolo, diffuso ai tempi della ricostruzione era determinato dai particolari studi che mettevano coloro che conseguivano il titolo di architetto e contemporaneamente di ingegnere, nella condizione di condensare le professionalità di chi doveva progettare l'architettura da un punto di vista precipuamente tecnico e di chi doveva occuparsi del modo nel quale l’architettura si inseriva nell’ambiente circostante, cioè come questa doveva apparire. A tal uopo era presente la Commissione d’Ornato che dava pareri vincolanti sull’aspetto che gli edifici dovevano avere dopo essere stati realizzati. Quindi, se l’operato dell’ingegnere era votato ad applicare rigidamente i dettami della normativa in ordine alla sicurezza statica ed all’appropriatezza igienica degli immobili, l’architetto doveva “vestirli”, ovvero renderli gradevoli esteticamente ricorrendo ad artifizi che talvolta comportavano che le fasi di lavorazione per la resa finale dell’edificio, fossero anche più articolate di quelle che necessitavano per la realizzazione del rustico.