Isolato 99 del PR di Messina - Palazzo Tremj_Petit

Artista: 
Testo Ridotto: 

Il palazzo fu realizzato su progetto dell’architetto Gino Coppedè a partire dal 1914. La costruzione dell’edificio fu affidata alla Società Anonima Italiana “Ferrobeton” che lo concluse in breve tempo. Il fabbricato originario aveva due elevazioni fuori terra con piano cantinato e la struttura dell’edificio prevedeva l’impiego di muratura confinata con travi e pilastri di cemento armato che, come nelle altre architetture della città della ricostruzione post terremoto del 1908, veniva dissimulata sotto strati di intonaco lavorato in vario modo per simulare l’impiego della pietra.

Testo Medio: 

Il palazzo commissionato nel 1913 dal Colonnello dei Carabinieri Vittorio Tremj, detto anche Palazzo del Gallo a causa di una banderuola posta in origine in sommità all’edificio, fu realizzato su progetto dell’architetto Gino Coppedè a partire dal 1914. La costruzione dell’edificio fu affidata alla Società Anonima Italiana “Ferrobeton” che lo concluse in breve tempo. Il fabbricato originario aveva due elevazioni fuori terra con piano cantinato e la struttura dell’edificio prevedeva l’impiego di muratura confinata con travi e pilastri di cemento armato che, come nelle altre architetture della città della ricostruzione post terremoto del 1908, veniva dissimulata sotto strati di intonaco lavorato in vario modo per simulare l’impiego della pietra. La caratterizzazione di questo edificio era, infatti, affidata al trattamento delle superfici che prevedevano l’impiego di un intonaco realizzato ad imitazione del travertino la cui lavorazione è simile a quella utilizzata in vari fabbricati del quartiere Coppedè di Roma. Le facciate dell’edificio, pur essendo similari, sono realizzate con scansioni differenti mentre le lesene d’angolo mostrano l’impiego di medaglioni a stucco raffiguranti Medusa.

Testo Esteso: 

Il palazzo commissionato nel 1913 dal Colonnello dei Carabinieri Vittorio Tremj, detto anche Palazzo del Gallo a causa di una banderuola posta in origine in sommità all’edificio, fu realizzato su progetto dell’architetto Gino Coppedè a partire dal 1914. La costruzione dell’edificio fu affidata alla Società Anonima Italiana “Ferrobeton” che lo concluse in breve tempo. Il fabbricato originario aveva due elevazioni fuori terra con piano cantinato e la struttura dell’edificio prevedeva l’impiego di muratura confinata con travi e pilastri di cemento armato che, come nelle altre architetture della città della ricostruzione post terremoto del 1908, veniva dissimulata sotto strati di intonaco lavorato in vario modo ad imitazione della pietra. La caratterizzazione di questo edificio era, infatti, affidata al trattamento delle superfici che prevedevano l’impiego di un intonaco realizzato ad imitazione del travertino la cui lavorazione è simile a quella utilizzata in vari fabbricati del quartiere Coppedè di Roma. Le facciate dell’edificio, pur essendo similari, sono realizzate con scansioni differenti mentre le lesene d’angolo mostrano l’impiego di medaglioni a stucco raffiguranti Medusa. Tutto l’edificio impiega lo stesso intonaco lavorato in modi differenti per creare particolari effetti. Il basamento dell’edificio simula un basamento in lastre di pietra mentre le specchiature lisce del piano terreno sono ricoperte da finti elementi in travertino impressi a punta di cazzuola. Lungo la via Risorgimento, il primo piano è sorretto da mensoloni che si originano fin dal piano terreno e che risultano scandire l’intero prospetto. Il lessico utilizzato in questo edificio spazia dal neogotico al moresco prendendo a prestito elementi anche esterni alla Sicilia. Il piano primo infatti, è concluso da un graffito policromo che ricorda l’arazzo di Bayeux che trova posto tra gli archi sorretti da colonnine decorate, che inquadrano le aperture. Anche in questo caso la parcellizzazione della proprietà ha dato luogo a diversi interventi che non hanno tenuto conto dell’originaria texture simile alla pietra di Solunto ed hanno ridipinto con materiali poco compatibili le diverse parti dell’edificio che in atto si conserva poco alterato solo sulla via Risorgimento. Tutto l’isolato è stato sopraelevato in più riprese negli anni cinquanta e manifesta nel nuovo livello una serie di improbabili decori a graffito.

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