La città e la selva

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La città e la selva
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Testo Ridotto: 

Romanzo autobiografico, scritto tra il 1931 e il 1933 ma uscito solo cinquant’anni dopo (Milano, Rizzoli, 1983), La città e la selva è la principale opera del filosofo e scrittore messinese Guido Ghersi, che riflette nelle pagine della narrazione le proprie convinzioni storiche, filosofiche e religiose. Il luogo in cui sono ambientate le vicende del protagonista, Antonino Leto, è la Messina del 1918, ancora impegnata, dieci anni dopo il terremoto, nella difficile opera della ricostruzione. 

Testo Medio: 
Romanzo autobiografico, scritto tra il 1931 e il 1933 ma uscito solo cinquant’anni dopo (Milano, Rizzoli, 1983), La città e la selva è la principale opera del filosofo e scrittore messinese Guido Ghersi, che riflette nelle pagine della narrazione le proprie convinzioni storiche, filosofiche e religiose. Il luogo in cui sono ambientate le vicende del protagonista, Antonino Leto, è la Messina del 1918, ancora impegnata, dieci anni dopo il terremoto, nella difficile opera della ricostruzione.  
Ribattezzata “Peloritania” nella trasfigurazione romanzesca, la città vive come creatura autonoma all’interno della storia, sino a diventare essa stessa personaggio e interlocutrice privilegiata del protagonista, che vive la propria avventura filosofica per le sue strade, al caffè, negli spazi privati dello studio e del salotto borghese. In particolare, sottesa alla trama, che si presenta povera di episodi esteriori e costruita attraverso il filosofare di Leto, c’è la lezione di Giambattista Vico, che, come testimonia una lettera del ’25 all’amico/discepolo Giorgio La Pira, Ghersi aveva letto nell’estate del ’24.
Testimone lucido e consapevole del processo di rinascita della città, Leto ascolta, nelle sue passeggiate solitarie e nei dialoghi con gli altri personaggi, i segnali nascosti nel destino della città e degli uomini, formandosi una propria coscienza civile che, altrove, l’autore sistematizza in forma di saggio vero e proprio, trasferendo la narrazione autobiografica di questo romanzo in alcuni testi apparsi sulla rivista «Teoresi» dal ’46 al ’58.    
 
Testo Esteso: 
Romanzo autobiografico, scritto tra il 1931 e il 1933 ma uscito solo cinquant’anni dopo (Milano, Rizzoli, 1983), La città e la selva è la principale opera del filosofo e scrittore messinese Guido Ghersi, che riflette nelle pagine della narrazione le proprie convinzioni storiche, filosofiche e religiose. Il luogo in cui sono ambientate le vicende del protagonista, Antonino Leto, è la Messina del 1918, ancora impegnata, dieci anni dopo il terremoto, nella difficile opera della ricostruzione:  
 
Dieci anni prima lì non c’era che un mondo livido e informe, tra cui vagavano le ombre degli scampati, e il resto della Terra leggeva, atterrito, il numero pauroso delle vittime, contemplava la straordinaria visione di una città crollata in pochi secondi, come i castelli che i ragazzi fanno con le carte da gioco. Gli uomini del governo avevano pensato che l’espropriazione generale fosse l’ottimo mezzo per fabbricare una città moderna là dove Messeni, Saraceni, Normanni e Spagnoli avevano lasciato un intrico di stradette e di piazzette asimmetriche. Ora ogni cosa era al suo posto, secondo il più stretto rigore geometrico: la prefettura, il municipio, le scuole; e ogni abitante aveva la sua parte di casa in cemento armato, tranne i poveri, stretti in quella grigia spinata di baracche, la quale, restando fuori porta in un leggero avvallamento, non faceva danno all’estetica della città nuova. Del resto erano in progetto una trentina di colombari cubiformi che si denominavano case ultrapopolari.  (pp. 9-10)
 
Tratteggiata, con una sapiente sensibilità pittorica, nelle molteplici sfumature che ne caratterizzano l’aspetto, tra ciò che è sopravvissuto al terremoto e il nuovo spazio urbano configurato dalla lenta ricostruzione, Messina mostra le proprie ferite aperte e svela il suo volto misterioso, divenendo una sorta di teatro dell’anima per l’elaborazione del pensiero teoretico del protagonista. Ribattezzata “Peloritania” nella trasfigurazione romanzesca, la città vive come creatura autonoma all’interno della storia, sino a diventare essa stessa personaggio e interlocutrice privilegiata del protagonista. Per le sue strade, al caffè, negli spazi privati dello studio e del salotto borghese, si snoda l’avventura filosofica di Leto, «la cui indole trasognata e mite agevola un vigore speculativo che trasmette immediatamente valenze e significati nuovi alle immagini altrimenti banali del reale e alle più comuni situazioni del quotidiano» (Cucinotta 2010, p. 445). 
L’immagine di Peloritania/Messina che tenta di risorgere dalle macerie del terremoto, colta nelle sue atmosfere crepuscolari e nella bellezza splendente del suo emergere faticoso e lento dalla “gran selva”, si consegna alla memoria del lettore come ritratto simbolico, e al tempo stesso come fotogramma dalla concretezza quasi tangibile, a partire dal prologo.
Testimone lucido e consapevole del processo di rinascita della città, Leto ascolta, nelle sue passeggiate solitarie e nei dialoghi con gli altri personaggi, i segnali nascosti nel destino della città e degli uomini, formandosi una propria coscienza civile che, altrove, Ghersi sistematizza in forma di saggio vero e proprio, trasferendo la narrazione autobiografica di questo romanzo in alcuni testi apparsi sulla rivista «Teoresi» dal ’46 al ’58.
In particolare, sottesa alla trama, che si presenta povera di episodi esteriori e costruita attraverso il filosofare del suo protagonista, c’è la lezione di Giambattista Vico, che, come testimonia una lettera del ’25 all’amico/discepolo Giorgio La Pira, egli aveva letto nell’estate del ’24. Il romanzo sviluppa infatti «il tema vichiano della selva, che non è condizione di ferina e originaria innocenza ma di abbrutimento generato dalla malizia, e della città, conquista di un ordine e di una bellezza interiore che si conseguono attraverso un lento processo di espiazione e di purificazione. Entrambe vanno quindi intese, per Ghersi, più in noi che fuori di noi [...]» (Cucinotta 2010, p. 449n). 
 
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