Messina Prima del Disastro

La città di Messina è tra le più antiche del Mediterraneo. Prima del devastante terremoto del 1908 (80.000 vittime), era un centro di cultura europea ricchissimo di straordinarie testimonianze. Questo percorso ti guiderà attraverso alcune sorprendenti testimonianze superstiti di questo ricco passato.

Colonna Crocifera

Situata dove sorgeva l'antica chiesa normanna del Santo Sepolcro, la colonna crocifera è documentata fin dal XV sec. Si tratta di un mix di elementi provenienti da diverse epoche: originale è il basamento, medievale il capitelo, cinquecentesca la croce trilobata con il Cristo Crocefisso e, sul verso, l'immagine di San Francesco di Paola, il santo calabrese che secondo la leggenda sbarcò qui dopo la traversata dello Stretto a bordo del suo mantello.

Chiesa della Madonna della Rosa

E’ un oratorio di proprietà privata dalla famiglia Stagno d’Alcontres Villadicani di Mola. Prende il nome da una statua settecentesca che mons. Guglielmo Stagno d’Alcontres, Ausiliare del cardinale. Giuseppe Guarino, rilevò dalla chiesa della Mercede di Via I Settembre abbandonata dai mercedari a seguito delle leggi eversive del 1866.

Scalinata di Santa Barbara

Raro brandello della trama urbana pre terremoto, in cui è ancora visibile la tipologia abitativa messinese tra ‘700 e ‘800, il borgo si sviluppava sull’area sommitale del bastione S. Barbara, elemento difensivo della cinta muraria eretta da Carlo V nel 1537. Il nome “S. Barbara” deriva dalla presenza di un convento religioso con annessa chiesa, S. Maria di Malfinò (1195), di cui oggi rimane un portale rimontato presso l’ingresso laterale sinistro della chiesa di San Matteo a Villa Lina. La scalinata collegava la parte bassa della città con il Noviziato dei Gesuiti (1576), un tempo insistente sull’area occupata oggi dalla Caserma “Sabato”. E’ stata l’ultima residenza del mimo Gerarad Foucault, nonché di alcune iniziative del collettivo Machine Works.

Palazzo degli Elefanti

Oggi allo stato di rudere, l’edificio veniva così chiamato per la presenza di due teste di elefanti in altorilievo poste sugli stipiti del portone principale. Costruito nel XVII secolo su disegno di Nicola Francesco Maffei (Vicenza, 1605 circa – Padova, 1660), il palazzo era decorato da medaglioni e mascheroni al primo piano.

San Paolino degli Ortolani

La chiesa di San Paolino, fortunatamente scampata ai terremoti del 1783 e del 1908, fu eretta per volontà della confraternita degli ortolani alla fine del ‘500. Tuttavia, durante la ricostruzione post sisma la chiesa fu fortemente rimaneggiata, con l’arretramento della facciata. Oggi conserva gli affreschi di Giovanni Tuccari (1667-1743) con “Sant’Isidoro”, “Supplica di San Paolino”, “Santo ortolano e confrati”, “I santi Angeli Custodi”, mentre a Letterio Subba (1787-1868) spetta la paternità della “Storia della vita di San Paolino”. Bellissime anche le tarsie marmoree dell’altare maggiore su cui insiste la bella pala di Giovanni Battista Quagliata (1603–1673) con “San Paolino, la Vergine e sullo sfondo gli orti della Maddalena”.

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