Messina di Marmo - Percorso scultoreo

La città di Messina è stata riccamente abbellita durante la sua prolifica storia. Dall’allievo di Michelangelo, Giovannangelo Montorsoli agli epici episodi della scultura del Novecento, Messina di Marmo è un viaggio monumentale intorno ai capolavori di quest’arte di pietra e bronzo.

Vincenzo Gugliandolo: Busto di Rosa Donato, 1893.

Di umili origini, figlia di un cuoco, Rosa Rosso (Messina, 1808 - 1867) aveva assistito alla repressione borbonica seguita alla rivoluzione siciliana del 1820-21. Sposata con lo stalliere Donato, rimasta presto vedova, viveva guadagnandosi da vivere come “tosatrice di cani”. Condivideva però le aspirazioni della città per un cambiamento politico. Nel 1848-49 partecipò attivamente alla rivoluzione siciliana contro il governo borbonico, prima a Messina e poi a Palermo. A Messina fu protagonista di molti scontri armati con le truppe borboniche conquistandosi il titolo di “artigliera del popolo”. Dopo la riconquista borbonica dell’isola venne arrestata, torturata e imprigionata nei sotterranei della Cittadella. Uscita di prigione, viveva chiedendo l’elemosina davanti all’Università solo ai giovani studenti nei quali riponeva l’unica speranza per il futuro. Dopo il 1860, le fu concesso una piccola pensione. Morì in povertà. Un busto realizzato da Vincenzo Gugliandolo nel 1893 è custodito all’interno del Banco di Sicilia, nella sala degli sportelli dell’istituto

Antonio Bonfiglio: Messina regina del Mare tra Scilla e Cariddi, 1924.

Al centro del grande triangolo, d’impianto classicista come tutto l’edificio, una figura femminile con diadema, tridente e scettro rappresenta Messina, Regina del Peloro. Il busto frontale e ieratico che emerge dalle acque impersonifica la potenza della città tra le due sponde dello Stretto, rappresentate dalle sirene Scilla e Cariddi, muscolari e sinuose creature. Immagine debitrice sia dell’iconografia marina inventata dal Montorsoli nelle sue bellissime fontane cittadine sia dai delfini della monetazione greca, il frontone è modernamente diviso in tre parti in funzione statico architettonica e, probabilmente, simbolica, a difesa di futuri sconvolgimenti tellurici.

Antonio Bonfiglio: Decorazione dei prospetti esterni della Galleria Vittorio Emanuele III

Putti, teste femminile, cornucopie e profili allegorici fanno parte del repertorio scultoreo decorativo modellato, in calcestruzzo, da Antonio Bonfiglio per prospetti esterni dell’edificio. Disegni e progetti dovevano venirgli da Camillo Puglisi Allegra, eclettico e brillante architetto autore della Galleria Vittorio Emanuele III (1929).

Edicola votiva neogotica

In via Luciano Manara, al numero 127, si trova un’edicola posta sulla facciata di un edificio. L’edicola fu realizzata agli inizi del XX secolo e consta di una mensola retta da due volute tra le quali si trova un cartiglio con una iscrizione: MSDC. Dalla mensola modanata si diparte una cornice modanata che descrive una nicchia conclusa con un arco a sesto acuto inquadrata da una cornice rettangolare, a sua volta conclusa con volute in prossimità della mensola. Al di sopra di tale elemento si trova una trabeazione modanata sulla quale trova posto un timpano ricurvo sormontato da una croce. Il motivo decorativo della lunetta archiacuta descrive delle figure trilobate e quadrilobate. In atto la nicchia manca dell’effigie sacra e pertanto non è possibile stabilirne l’intitolazione.

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